Il segretario del Pd: «Non capisce che sfidiamo
il Carroccio? Lasceranno l'Italia con il cappio al collo»
È finito con la «pace» lo scontro durato tutta la giornata tra Vendola e Bersani su una possibile apertura alla Lega per affrontare il governo dopo Berlusconi. In un primo momento il governatore della Puglia aveva accusato il segretario del Pd di non guardare abbastanza a sinistra rifiutando ogni apertura a Bossi e Tremonti: «Sono due protagonisti del berlusconismo». Ma Bersani ha respinto al mittente le accuse: «Ma non capisce che la nostra è una sfida alla Lega?». Infine è lo stesso Vendola a riavvicinarsi al leader del Pd, spiegando di essere contento per il chiarimento di Bersani: «Se il tema è quello della sfida allora siamo d'accordo».LA CHIUSURA A BOSSI - Alla vigilia del raduno leghista di Pontida e del voto mercoledì in Parlamento sulla fiducia al governo Nichi Vendola ha infatti detto no a Bossi e Tremonti, chiudendo la strada a ipotesi di accordo del centrosinistra con la Lega e il ministro dell'Economia per un possibile dopo-Berlsuconi. «Bossi e Tremonti sono due protagonisti fondamentali della scena del centrodestra», ha detto il governatore della Puglia aprendo a Roma l'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia Libertà (Sel). «Critichiamo Bossi e Berlusconi e salviamo Tremonti perché ci sembra la versione accettabile della destra?», si è chiesto Vendola. «Io penso che il berlusconismo abbia in Tremonti un interprete fondamentale e critico il tremontismo che propone il totem del contenimento del debito pubblico in linea con una certa Europa che ha smesso di interrogarsi sulle ragioni della crisi».
NON GUARDARE AL CENTRO - Vendola poi si è rivolto al Partito democratico: «È un errore pensare, come ha fatto il centrosinistra in tutti questi anni, che si vince solo guardando al centro. Si vince quando la politica viene percepita come strumento di cambiamento della vita. Il moderatismo è una formula astratta che significa niente. La sinistra deve smetterla di seguire la destra sul suo terreno. Dobbiamo rimettere in campo una sinistra moderna, rifondare il centrosinistra. Il Paese è devastato da 15 anni di berlusconismo e quell'idea di società sta perdendo», ha detto Vendola, il quale ha invitato il Pd e Italia dei valori «a uscire fuori dal "palazzo"».LA SFIDA - Bersani però ha rimandato indietro le accuse del «collega» di aver aperto alla Lega. «C'è chi dice dialogo, apertura, alla Lega? Veramente non capisce», ha detto il segretario del Pd alla Conferenza nazionale sul lavoro a Genova. «Questa è la sfida alla Lega, noi siamo alternativi alla Lega», ha incalzato Bersani. «È la nostra sfida - ha insistito - li abbiamo fatti noi i manifesti con la spada di Alberto da Giussano giù o glieli ha fatti Sel?». Bersani ha poi criticato la Lega: «Dove sono finiti i grandi obiettivi della Lega? Dove le ricette? Il protezionismo? Il federalismo fiscale? L'aggressività contro l'immigrazione? Non c'è stato risultato. La Lega tiri le somme e non faccia più ultimatum, che sono solo penultimatum. Io faccio un pronostico: questo governo lascerà l'Italia con il cappio al collo».
LA CORREZIONE - In serata è intervenuto ancora Vendola a conclusione del suo intervento all'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia e libertà: «Sono contento per questo chiarimento, per questa correzione che Pier Luigi Bersani ha fatto nei confronti della Lega». «Eravamo in tanti - ha aggiunto il presidente della Puglia ai giornalisti - a non aver capito il senso delle proposte di Bersani alla Lega Nord. Ora sono felice che abbia chiarito. Se il tema è quello della sfida, allora siamo d'accordo. Naturalmente per noi si tratta di una sfida politica e culturale contro la Lega Nord e contro il centrodestra, contro quella cultura politica e quel blocco sociale che ha così pesantemente danneggiato il nostro Paese».
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