sabato 9 aprile 2011

La Russa: Volo di Stato per la partita dell'Inter.

MILANO - «La Russa venga in Parlamento e chiarisca di fronte al Parlamento e al Paese se davvero ha utilizzato un aereo di Stato per andare a vedere la partita dell'Inter. Se la notizia riportata venerdì dal Fatto Quotidiano fosse confermata, sarebbe gravissimo, l'ennesimo privilegio di casta». Lo afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «L'Italia dei Valori - aggiunge - presenterà un'interrogazione per fare piena luce su questa vicenda. È inaccettabile, infatti, che un ministro della Repubblica utilizzi un aereo di Stato, pagato dai soldi dei cittadini, per fini meramente personali. È un'offesa a tante famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani precari e agli operai in cassa integrazione o che hanno perso il proprio posto di lavoro».

I VOLI -La vicenda, scrive il quotidiano, risale al 5 aprile quando La Russa avrebbe utilizzato un volo di Stato per andare da Roma a Milano per poi tornare in nottata alla Capitale. Nell'articolo appaiono anche una serie di particolari: il volo di andata partì alle 18:30 ed era un P180 dei carabinieri, mentre quello di ritorno decollò intorno alle 23 ed era velivolo dell'aeronautica militare identificato come MM 62210. Il quotidiano, nello stesso articolo, racconta inoltre di alcuni precedenti riguardanti La Russa ma anche lo stesso Berlusconi.

CALDEROLI - Un articolo in taglio basso, sulla stessa pagina, è dedicato anche ad un volo di Stato (ma sospettato di essere impiegato per ragioni private) utilizzato da Roberto Calderoli il 19 gennaio per raggiungere Cuneo, città - ricorda il quotidiano - dove risiede la sua compagna Gianna Gancia, presidente della Provincia
. (fonte: Ansa)

RINCARI PER 700 EURO A FAMIGLIA

IGNORARE I DIRITTI E LE ESIGENZE DI 60 MILIONI DI CITTADINI

Nuovi rincari per i carburanti, i prezzi superano quota 1,58 euro al litro. Aumenti che si traducono in un aggravio di spesa di 200 euro l’anno che, sommati ai rincari per luce, gas e tassi d’interesse, fanno un totale di 716 euro l’anno di ricarichi per le famiglie.
“I consumatori sono allo stremo, stanchi dei continui rincari che stanno subendo da anni. Solo per energia, carburanti e mutui l’aggravio è di 716 euro l’anno a famiglia – dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc – con il nuovo rincaro dei carburanti un pieno di verde costa 8,50 euro in più del 2010, un aumento del 12%. Per un pieno di gasolio la differenza con l’anno scorso è addirittura di 13 euro, un rincaro del 21%. Un caro carburanti che si traduce in un aggravio, a fine anno, di circa 200 euro, tra rincari diretti e indiretti, e che condizionerà fortemente i desideri di vacanza per Pasqua, tanto che solo il 40% si muoverà di casa, di questi il 12% neanche rimarrà a dormire fuori. Negli ultimi due anni l’inflazione è salita complessivamente del 2,3%, le tariffe dei servizi pubblici locali e delle utenze domestiche sono cresciute del 6%, il potere d’acquisto si è drasticamente ridotto del 5%, ben oltre i dati dichiarati dall’Istat. Le famiglie sono state abbandonate a sé stesse, non è più possibile ignorare i diritti e le esigenze di oltre 60 milioni di cittadini.”

venerdì 8 aprile 2011

La verità di Milano

Credo di fare una cosa utile pubblicando per intero sul mio blog l'articolo del professor Carlo Federico Grosso, uscito oggi su “La Stampa”.
Grosso non è un magistrato ma un avvocato penalista, docente di Diritto penale all'università di Torino. Ha sempre difeso le garanzie degli imputati e anche in materia di intercettazioni nessuno ha mai potuto accusarlo di faziosità.
Tanto più importante mi sembra quindi la lucidità con cui spiega perché, in termini di legge e a norma di Costituzione, la Procura di Milano avesse il preciso dovere di acquisire e trascrivere nei brogliacci le intercettazioni di alcune telefonate in cui il presidente del Consiglio parlava con persone intercettate.
Il Pdl sta facendo una gran cagnara affermando che così è stata violata la legge. La verità è esattamente il contrario: la Procura di Milano avrebbe violato la legge se non avesse acquisito e trascritto quelle intercettazioni
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Il deposito è un atto dovuto
L'articolo 68 della Costituzione stabilisce che l'autorità giudiziaria, quando intende sottoporre ad intercettazione un parlamentare, deve chiedere l'autorizzazione al Parlamento. Può tuttavia accadere che un onorevole venga intercettato “casualmente” nel corso di un procedimento a carico di altre persone o di lui stesso. In questo caso, il magistrato, neppure volendolo, potrebbe premunirsi del placet richiesto. Ed infatti la legge dispone che l'intercettazione casuale è acquisita comunque legittimamente. Il problema riguarda, eventualmente, la sua trascrizione e la sua utilizzazione. Anche qui la disciplina processuale è peraltro chiara. Quando avviene una intercettazione la legge prescrive che la polizia giudiziaria rediga verbali nei quali è trascritto il contenuto della comunicazione intercettata, verbali che, secondo prassi, possono riportare brani dei dialoghi di maggiore interesse. Ciò che è, ovviamente, avvenuto nel caso delle intercettazioni, assolutamente legittime, delle quali si discute. Ulteriore problema. A quali condizioni le intercettazioni casuali dei parlamentari possono essere utilizzate? La sentenza numero 390/2007 della Corte Costituzionale ha stabilito che nel caso in cui intenda utilizzarle nel processo a carico del parlamentare il magistrato deve chiedere l'autorizzazione alla Camera; se intende utilizzarle in processi a carico di soggetti diversi può usarle invece del tutto liberamente. Con riferimento alle intercettazioni casuali di un deputato ritenute irrilevanti la legge soggiunge che il magistrato ne ordina la distruzione, previo, tuttavia, avviso alla parte, che potrebbe avere un suo interesse difensivo alla loro conservazione. Alla luce di queste norme non è difficile inquadrare giuridicamente ciò che è accaduto a Milano. Come ha riferito ieri il procuratore in un comunicato, le intercettazioni in questione (legittimamente acquisite e trascritte nei brogliacci come previsto dalla legge), quando Berlusconi non era ancora indagato sono state depositate al giudice per ottenere la loro proroga. Poiché Berlusconi non era, allora, appunto indagato, esse erano pertanto utilizzate in un procedimento che non lo riguardava in tale veste. Sulla base della legge, non c'era, pertanto, un obbligo di chiedere l'autorizzazione al Parlamento. Nel processo a carico del premier tali intercettazioni non sono, oggi, sicuramente utilizzabili (potrebbero esserlo, invece, insieme ad altre nel processo Ruby bis, dove sono imputate persone diverse). Il loro deposito costituiva, comunque un atto dovuto, poiché la difesa del premier poteva, teoricamente, avere un suo interesse al loro interesse. Il rispetto di una garanzia difensiva, pertanto. Ha quindi ragione il procuratore di Milano nel rivendicare la legittimità della procedura seguita dal suo ufficio.

domenica 3 aprile 2011

Lampedusa, promessa non mantenuta Dopo 60 ore i migranti sono ancora lì

Tempo scaduto. Berlusconi invoca i supplementari: “Domani, domani”. Come a Malpensa per la crisi Alitalia, a Napoli per l’emergenza rifiuti e a l’Aquila per la ricostruzione post terremoto anche Lampedusa si aggiunge all’elenco delle promesse vane del premier. Le sessanta ore entro cui Berlusconi avrebbe “liberato” l’isola sono passate. E gli immigrati sono ancora lì. Come la villa due Palme, che rimane ai vecchi proprietari. Il Cavaliere aveva annunciato di aver acquistato casa sull’isola. Ma in 24 ore l’affare è sfumato: il contratto non ha avuto seguito. Ai lampedusiani non rimane che sperare nel Casinò, nel veder trasformato il centro in una Portofino del sud e nel premio Nobel per la pace che Berlusconi gli ha promesso. Oltre alla benzina quasi gratis e alla moratoria fiscale. Considerata la media degli annunci del premier poi caduti nel nulla sanno che c’è poco da sperare. Anche se oggi il premier ha rinnovato l’impegno scaduto: “Entro domani sera Lampedusa sarà ridata ai suoi cittadini”. E corregge la mira. Gli immigrati dovevano essere tutti rimpatriati? Ora, annuncia, “a chi ha i requisiti sarà concesso un permesso temporaneo così da potersi ricongiungere con i familiari presenti negli altri paesi Ue”.

Pensare che mercoledì, quando arrivò sull’isola per rassicurare i residenti, il Cavaliere era apparso convincente. Tanto da strappare qualche applauso. “Il presidente del Consiglio ha il vezzo di risolvere i problemi”, aveva detto. “Entro 48-60 ore riporteremo tutti i migranti nei centri di accoglienza sparsi per il territorio nazionale e Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani”. Le 60 ore sono passate. L’isola è ancora piena di immigrati. Vero è che le operazioni sono rallentate a causa del mare grosso e del forte vento che non permette alle navi di attraccare, e che circa quattromila tunisini sono stati allontanati dall’isola. Ma sono stati sparpagliati ovunque in l’Italia. Spostando il problema. In provincia di Taranto, ad esempio. A Manduria è stata allestita una tendopoli temporanea che ha accolto tremila immigrati. E’ diventata teatro di una clamorosa fuga di massa: ne sono rimasti 500, gli altri sono scappati. Senza alcuna difficoltà.

Le altre promesse? Verrà svuotato il centro di accoglienza e ci sarà sempre una nave attraccata al porto pronta a imbarcare i migranti che via via arriveranno; l’Italia comprerà i pescherecci nordafricani per evitare che vengano usati dai trafficanti di migranti; verrà concessa una moratoria fiscale, bancaria e finanziaria; l’Eni fornirà ai pescatori benzina a basso prezzo e il primo carico sarà gratuito; spot a spese del governo da far realizzare a Rai e Mediaset per il rilancio del turismo; si aprirà un casinò, poi arriverà un campo da golf e una nuova scuola; Lampedusa diventerà una zona a burocrazia zero e verrà chiesta a Bruxelles l’istituzione di una zona franca nella quale non si paghino tasse per i prodotti importati ed esportati; sarà semplificato al massimo l’iter per aprire un ristorante o un negozio; il governo sosterrà la candidatura al premio Nobel per la pace a Lampedusa. Per citarne alcune. I lampedusiani hanno applaudito, ringraziato e salutato. Ma oggi si sono svegliati con le strade occupate dagli immigrati: quasi in tremila sono al porto in attesa delle navi promesse. Che ancora non arrivano.

Berlusconi nel frattempo stamani è partito in elicottero da Roma per raggiungere Milano dove staserà assisterà al derby Milan-Inter, passando per la sua residenza sarda. Ritenendo risolta la questione di Lampedusa giovedì si è poi concentrato sui problemi della maggioranza. Rimandando tutto a martedì: voto sul processo breve, conflitto di attribuzione per il processo Ruby per cui è rinviato a giudizio e mercoledì 6 deve presentarsi in tribunale a Milano. Ma anche le grane interne al Pdl. Con il “caso La Russa” che, per quanto possa risolversi con un richiamo da parte della Giunta parlamentare, ha mostrato con evidenza tutti i disagi interni alla maggioranza, con Claudio Scajola che ha colto l’occasione per aprire la fronda e spingere per “cacciare” il ministro della Difesa dal gruppo dei coordinatori del partito e i Responsabili che battono cassa minacciando di non sostenere i passaggi della prescrizione breve e del conflitto di attribuzione. Ci sono poi gli attriti con la Lega, il senatur un giorno sì e l’altro pure è critico nei confronti del premier ed è disposto a sostenere un esecutivo di transazione alternativo.

Una situazione complessa che preoccupa non poco il Capo dello Stato. Giorgio Napolitano giovedì ha convocato tutti i partiti invitandoli a moderare i toni e, secondo quanto riferito da alcuni esponenti politici, al Quirinale si sta valutando la possibilità di individuare una maggioranza governativa alternativa, in vista di eventuali elezioni anticipate. Ma di tutto questo Berlusconi non se ne preoccupa. Anzi. “Si andrà avanti con la legislatura fino al 2013, non c’è alcuna crisi all’orizzonte”, ha ripetuto oggi. “Il presidente della Repubblica non si sarebbe mai permesso di minacciare lo scioglimento delle Camere”. Piuttosto, dice, “Napolitano si è mosso pienamente in armonia con i poteri che la Costituzione gli assegna”. Il suo “intervento è stato contenuto, felpato. Certo preoccupato per quel che è accaduto a Montecitorio. Ma non ha rivolto nessun ultimatum”, ha garantito. Insomma, nessun problema.