sabato 29 gennaio 2011

Ciò che dell'accordo Fiat-Sindacati non è stato detto

Avendo letto e riletto l'accordo stipulato nei giorni scorsi a Mirafiori tra la Fiat ed alcuni Sindacati ci sono sorti parecchi interrogativi poichè il testo di tale accordo è molto farraginoso e in alcune parti equivoco. Possiamo anche esserci sbagliati. Sarebbe bene però che il mago di questo accordo, l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, rispondesse a queste dieci domande. Le saremo grati.
1. Lei ha chiesto che con questo Acconto i Sindacati e le maestranze collaborino per rendere competitiva l'Azienda in un mercato globale: l'Accordo è come l'aveva desiderato o ha dovuto rinunciare in qualche aspetto che si riserva di tirare fuori nei prossimi mesi?
2. Nell'Accordo viene ripetutamente detto che dovrà rendere "operativa e praticabile" la realizzazione del Piano. Perché sono stati scelti proprio questi due attributi per qualificare l'Accordo: capiamo l'esigenza dell'operatività, ma perché anche il rafforzativo "praticabile", che in italiano non è usuale? Che cosa dovrebbero garantire i Sindacati perché l'Accordo diventi anche "praticabile"?
3. Un piano "operativo e praticabile" rende credibili i risultati economici ed è probabilmente finanziabile dal sistema bancario internazionale. Perché non prevedere contrattualmente che una parte dei risultati, se e quando dovessero esserci, non vada alle maestranze che hanno contribuito al loro rendimento?
4. Nella "Premessa" dell'Allegato 1 le Parti e quindi l'Azienda e i Sindacati si riconoscono "interlocutori" stabili e individuano nel "metodo partecipativo" lo strumento efficace per trovare le soluzioni adatte allo scopo. Questa è stata la vostra richiesta iniziale, oppure non è stato facile ottenere tale "dichiarazione di intenti" da parte del Sindacato?
5. Se questa "dichiarazione di intenti" fosse stata posta chiaramente alla base dell'Accordo forse sarebbe stato conseguentemente precisare meglio oltre agli impegni dei Sindacati, anche quelli dell'Azienda, che invece non precisa a nostro avviso un bel niente.
6. Ad esempio, Mirafiori Plant, ossia le carrozzerie sono sempre state la parte finale, il montaggio di quanto prodotto dalle macchine, dalle imprese e dai fornitori che gravitano su Mirafiori. Perché non sono stati nemmeno menzionati?
7. Il Miliardo di Euro è quanto – si dice – sarà investito globalmente per realizzare i nuovi modelli, o solo la parte relativa alla carrozzeria di Mirafiori ed alle parti prodotte localmente per Mirafiori. E le meccaniche?
8. Perché non è stato precisato il "valore aggiunto locale" che è un parametro sul quale si sono sempre battuti i sindacati in qualunque parte del mondo, per evitare il rischio che, al di là della promesse, poi ne venga fuori un puro e semplice "montaggio" di parti importanti dall'estero? Quale è il vero ruolo di Mirafiori, dei fornitori locali, delle istituzioni in modo particolare del comune di Torino?
9. E' da trenta anni che Torino vive di rassicurazioni: così è avvenuto per la Città monocultura (Fiat), per l'Abbigliamento (Gft), per l'Informatica (Olivetti), per il Sistema Bancario (San Paolo, Crt): alle rassicurazioni sono puntualmente seguite le delusioni. La "ripresa" di Mirafiori sarà l'ultima promessa mancata?
10. Non pensa che il sistema sindacale, sia quello che ha aderito, sia quello che non ha aderito all'Accordo si aspettino che la "trasparenza" nei comportamenti Fiat debba essere la mera controparte a "collaborare" dichiarato congiuntamente dalle parti nell'Allegato 1?

di Diego Novelli Nuvasocietà

Altre tre cose dalle carte su Berlusconi



Gli incarichi politici offerti come ricompensa, la storia della seconda minorenne





I guai che potrebbe procurare al premier la sua stessa memoria difensiva





Ieri abbiamo passato in rassegna i passaggi più importanti contenuti nelle nuove carte su Silvio Berlusconi consegnate alla Camera dei Deputati dalla procura di Milano e da quel momento rapidamente raccontate dalla stampa. Oggi ci soffermiamo su tre passaggi in particolare tratti da quelle carte, emersi ieri e ripresi oggi da Repubblica e dal Corriere della Sera.


Incarichi politici usati come merce di scambio?

C’è agli atti una conversazione tra Nicole Minetti e Barbara Faggioli, una delle ragazze che partecipava alle serate ad Arcore. Minetti è scontenta e delusa da quello che le sta succedendo e dell’idea che si è fatta della politica, cioè «litigare tutti i giorni con tutti, metterla nel culo a quello di fianco a te, a quello dietro». A Barbara Faggioli racconta dei complimenti che le fa il premier e di come questo può ricompensarla.


Minetti: «Boh, non lo so, Giancarlo m’ha detto mmm devi vedere, devi aspettiamo vediamo. Comunque meno male un po’ di gavetta l’ho fatta»

Faggioli: «Eh va be’, ma non vuol dire».

Minetti: «Beh, insomma. Non pensare che Mara ne abbia fatta tanta di più»

Faggioli: «Ma stai scherzando?»

Minetti: «Cosa?»

Faggioli: «Prima di diventare Ministro è stata un anno in Parlamento amore!»

Minetti: «Certo, un anno»

Minetti: «Se si va ad elezioni a dicembre io ci son stata sei mesi»

Faggioli: «Ma è appena uscita la roba tua! E poi lui, adesso è un momento delicatissimo»

Minetti: «Boh, vediamo».
Il riferimento a una “Mara” diventata “Ministro” sembra essere rivolto a Mara Carfagna, oggi ministro delle Pari Opportunità. In un’altra conversazione Minetti e Faggioli si confrontano sul fatto che sia meglio fare politica a Roma o a Milano. Minetti dice che a Roma non andrebbe, perché si guadagnano appena «duemila euro in più» e «chi se ne frega di duemila euro». Barbara Faggioli non ha alcun incarico politico, ma sembra sperarci: infatti dice che «le regionali son tra cinque anni. E non penso che hooo… che, che ho la voglia di aspettare. O no? Cinque anni! A trent’anni. Noo. No no no. Le parlamentari se devi farle o son tra due anni e mezzo, o sono adesso o sono di nuovo tra cinque anni per me. Quindi io devo sperare di entrare o adesso o tra due anni e mezzo. No? Capito?». Poi aggiunge, sempre rivolta a Minetti: «Ascolta… a lui… gli fa comodo mettere me e te in Parlamento, perché dice, bene, me le son levate dai coglioni, le pagano lo stipendio lo Stato, i cittadini, no?».

Iris Berardi, l’altra minorenne

Si è discusso molto ieri della presenza ad Arcore di un’altra ragazza, Iris Berardi, che sarebbe stata minorenne durante alcune delle sue partecipazioni alle cene di Arcore. Qui bisogna fare un po’ di chiarezza, perché benché i magistrati sapessero della sua presenza ad Arcore, non contestano a Berlusconi l’avere avuto rapporti sessuali con lei: l’accusa di prostituzione minorile fino a questo momento ha a che fare solo con Ruby. Iris Berardi risulta essere stata molte volte ad Arcore e aver ricevuto parecchie somme in denaro e regali, ma si ha traccia solo di due visite precedenti al suo diciottesimo compleanno: il 21 novembre e il 13 dicembre del 2009. In entrambe quelle occasioni, Berlusconi non era ad Arcore: nel primo caso era in Arabia Saudita, nel secondo era ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano, avendo subito nel pomeriggio l’aggressione in piazza del Duomo.


Berlusconi ha mentito sul bunga bunga?

Abbiamo detto di come la memoria difensiva di Berlusconi sostenga non solo che il PresdelCons è innocente rispetto ai reati che gli sono contestati dalla procura di Milano, ma anche che durante le cene e le feste ad Arcore non avveniva nessuna attività di tipo sessuale, niente che non fossero canzoni di Apicella, brindisi e partite del Milan. La principale conseguenza di queste affermazioni è far diventare pubblicamente rilevante un piano che prima poteva anche non esserlo – quello dei presunti festini di Arcore – in quanto legale e legittimo: Berlusconi e i suoi testimoni hanno mentito? Le decine di testimonianze contenute nelle carte della procura dicono di sì. Se ne aggiunge un’altra, ripresa dai giornali di oggi, riguardo una ragazza di vent’anni le cui iniziali sono T. N. Così raccoglie le sue parole il Corriere della Sera.

«La mia amica mi aveva detto che se fossi andata lì il Presidente mi avrebbe dato del denaro, da mille euro a cifre più consistenti [...]. Eravamo una ventina di ragazze a cena, alcune poco più grandi di me e altre diciannovenni, e c’era il Presidente, c’era Emilio Fede e c’era il cantante napoletano Apicella. Tutte abbiamo ricevuto in dono una borsa di Carpisa e dei gioielli, di cui ricordo la marca, Nicotra di San Giacomo. Io in particolare ho ricevuto un bracciale, presumo d’oro, e un anello uguale al bracciale. [...] Dopo la cena il Presidente ha detto “Ora andiamo tutti a ballare in discoteca”, ha usato anche il termine Bunga Bunga, ma io era la prima volta che sentivo tale terminologia [...]. Mentre noi ballavamo, il Presidente e Fede erano seduti e guardavano. Alcune delle ragazze che ballavano si avvicinavano al Presidente, che le toccava e loro toccavano lui; stessa cosa con Fede. Le ragazze baciavano il Presidente, lo accarezzavano; alcune delle ragazze hanno fatto che facevano lo spogliarello e che erano poi nude si avvicinavano al Presidente, che gli toccava il seno o le parti intime o il sedere. Insomma l’atmosfera era quella di un night club, con ragazze che si spogliavano, che mostravano le loro parti intime e che si avvicinavano al Presidente o a Fede, lo toccavano nelle parti intime o si facevano toccare. Io non ho avuto il coraggio di fare una cosa del genere perché sono timida e quindi non mi sono spogliata, né mi sono fatta toccare dal Presidente. Ero preparata psicologicamente, ma poi, vedendolo di persona, nonostante il denaro che avrei potuto ricevere dal Presidente, io sinceramente non me la sono sentita». Alla fine, alle due e mezza di notte, «metà delle ragazze sono rimaste, le altre (me compresa) sono andate via con autovetture guidate da autisti del Presidente del Consiglio». La sua amica, aggiunge la ragazza, «mi confidò di avere ricevuto molte volte delle buste contenenti denaro dal Presidente, perché mi aveva detto di essere andata a letto col Presidente in più occasioni. Non mi ha raccontato nel dettaglio che tipo di rapporto sessuale, mi diceva però che andare a letto col Presidente era stressante perché il Presidente aveva rapporti sessuali non solo con lei ma contestualmente anche con altre donne» .
Il Post 

venerdì 28 gennaio 2011

Roberto Saviano ha messo per iscritto la sua delusione sulle primarie di Napoli

Per la camorra destra e sinistra non esistono


Ieri Roberto Saviano aveva anticipato il suo disappunto per la storia dei brogli nelle primarie del Partito Democratico a Napoli, proponendo di annullarle e di scegliere di candidare il magistrato e scrittore Raffaele Cantone. Stamattina su Repubblica ha pubblicato un articolo in cui si spiega più accuratamente.
Le primarie di Napoli sono state davvero un grande caos, forse addirittura un’occasione persa e una brutta figura. Non è sembrata una grande festa della partecipazione ma si è riprodotta la dinamica principale delle elezioni nel sud Italia: il voto di scambio. Una brutta figura in quanto, gran parte dei candidati a divenire il candidato-sindaco di Napoli per il centrosinistra, hanno denunciato brogli. Già questo genera malessere in coloro che guardano al Pd come una realtà di legalità e di stabilità. Almeno in un’elezione gestita non tra avversari ma tra diverse anime di stesse idee ci si immaginava correttezza e regole condivise. Ed invece le primarie sono divenute un metodo semplice e poco controllato (non ci sono seggi presidiati da forze dell’ordine e non ci sono schede e strutture paragonabili alle elezioni politiche) per poter attuare ogni sorta di pressione politica al fine di imporsi come candidato di una parte. Le primarie sono risultate senza regole, e questa assenza di regole porta a far cadere questo meccanismo nelle mani di chiunque voglia influenzare il voto. Tra i rivali che cercano di puntare sul candidato più debole, sino agli eterni mediatori della politica che promettono e comprano pacchetti di voti e si rafforzano, ci sono stati dei precedenti in Campania.
Per la camorra - lo abbiamo già detto - destra e sinistra non esistono. Il Pd, quando ci furono le primarie nazionali, non si chiese, a Napoli, come mai in un solo pomeriggio avevano aderito al partito in seimila? Chi sono tutti quei nuovi iscritti, chi li ha raccolti, chi li ha mandati a fare incetta di tessere? Si era creduto che i votanti potessero essere solo i tesserati e quindi qualcuno si organizzò per tesserare masse di persone e farle pesare nell'elezione del segretario nazionale. Da chi è formata la base di un partito che a Napoli e provincia conta circa 60.000 tesserati, 10.000 in provincia di Caserta, 12.000 in quella di Salerno, 6.000 ciascuno nelle restanti province di Avellino e Benevento? Chiedersi almeno se è normale che il solo Casertano abbia più iscritti dell'intera Lombardia. E se non sia curioso che in alcuni comuni, alle recenti elezioni provinciali, i voti effettivamente espressi in favore del partito siano stati inferiori al numero delle tessere.

Fu un errore, in quella fase, che la dirigenza del Pd non intervenisse subito su questo scandalo. Dico questo perché la forza della democrazia si basa proprio sul confronto e sul fatto che quando ci sono le elezioni, il risultato viene convalidato e controllato dai candidati, i quali ne accettano così il risultato. Ci torna in mente la famosa frase di McCain, il candidato alla Casa Bianca per i repubblicani, quando dopo aver visto i risultati, dichiarò immediatamente: "Obama era il mio avversario, da oggi è il mio presidente". Ecco, tutto questo sembra lontanissimo da quello che è accaduto a Napoli e da quello che è accaduto alle primarie. Le primarie dovrebbero essere non solo una festa della partecipazione ma proprio una dimostrazione di come dovrebbero andare le elezioni, soprattutto per un partito che si dichiara in antitesi con tutta quella che è stata la storia della politica connivente con la criminalità organizzata.
I sospetti sono tanti, anche del coinvolgimento del clan Nuvoletta di Marano, ma soprattutto di tutti quei faccendieri che cercano voti e li comprano per poter poi chiedere in cambio, al candidato, poteri e favori. Sono i fantini dei vari candidati. Che dirigono il cavallo politico alla vittoria. Quindi non creando consenso o cercando di convincere le persone ma comprando consenso. E i fantini, durante queste primarie, si sono mossi molto. Il segretario provinciale Nicola Tremante ha denunciato voti venduti da 5 a 20 euro, schede contraffatte e un clima strano, in cui sono stati fotografati a votare rappresentanti del centrodestra. Per questa denuncia si è visto aggredire nei suoi uffici, come era accaduto qualche tempo fa a Pomigliano d'Arco a due ragazzi che, in un'assemblea del Pd dove si sosteneva Andrea Cozzolino, avevano chiesto se la moralità era ancora al centro della battaglia politica.

Alle primarie potevano votare anche sedicenni e a Scampia in molti hanno raccontato di persone che raccoglievano ragazzi: in cambio di 5 euro andavano a votare. Il loro primo voto venduto. A poco prezzo ma venduto. Comprato dai clan? Non proprio ma dagli eterni mediatori che vivono nello spazio tra la politica, l'impresa e la criminalità. Lo Stato e le mafie incidono sullo stesso territorio, o si fanno la guerra, o si mettono d'accordo, come diceva Paolo Borsellino. In questo caso sembra che si siano messi d'accordo. Ci sono foto di dirigenti locali del centrodestra che andavano a votare alle primarie per il Pd, quindi coloro che dovrebbero votare formalmente contro questo candidato, alle primarie vanno a influenzare il voto. E poi ovunque il sospetto della criminalità organizzata. Cozzolino, che è il vincitore, respinge queste che lui definisce illazioni. Eppure il segretario provinciale del Pd Tremante è convinto che tutta questa macchina ha favorito un unico candidato: Andrea Cozzolino. La decisione di Bersani e della direzione del Pd di fermare tutto per fare chiarezza sembra la cosa più giusta. Bisogna comprendere immediatamente tutto.

I reporter che andavano con le loro telecamere nei seggi, venivano allontanati. Gli veniva negato il permesso di riprendere. Come se le primarie del Pd fossero qualcosa tra pochi da gestire in ombra. Insomma, alla fine di questa bruttissima storia, c'è da dire che l'immagine del Pd non viene rafforzata. C'è da dire che ci si aspetta immediatamente che i vertici nazionali del Pd intervengano e che Cozzolino chiarisca non semplicemente con un commento ma accettando che si rifacciano le primarie.

In queste ore mi viene da pensare a un'occasione perduta: quella di poter vedere come candidato Raffaele Cantone, un magistrato con una grande esperienza, in prima linea contro la camorra. Ora non so quali siano le sue intenzioni, e non so quanto il Pd sia riuscito a parlargli, a garantirgli un appoggio vero. Però c'è da dire che in queste ore si rimpiange il suo nome. E si rimpiange che al sud non si riesca a coinvolgere nella politica persone come lui che forse sarebbero state una garanzia contro tutto questo. La speranza è che davvero le cose non restino immobili, perché vedere file di cinesi votare, a un esame superficiale potrebbe sembrare una grande vittoria: la comunità di immigrati che partecipa al dibattito di un partito democratico e alla vita pubblica è il sogno di chiunque abbia a cuore davvero il proprio Paese. Poi, in realtà, vai a fare domande e nessuno sa dare risposte, stanno tutti lì, accompagnati da personaggi che li portano in cambio di soldi. Li fanno votare. Dietro a tutto questo sembra esserci, come sempre, l'ombra del potere bassoliniano ancora forte, fortissimo, che ha costruito in decenni clientele contro cui nessuno sembra potersi scontrare.
Nel centrodestra e nel centrosinistra, alle provinciali, alle regionali, alle primarie, chiunque faccia politica in Campania e a Napoli con qualsiasi schieramento, deve fare i conti con i bacini di voto bassoliniani o gli sarà impossibile qualsiasi mossa. Questa è una delle zavorre che più pesano su Napoli. Allora tutto questo inizia ad avere non più un significato di libertà quanto piuttosto il contrario, un significato di scambio: voto di scambio. E se il voto diventa quello che è già per più della metà del Paese, ossia vendere al miglior offerente la propria preferenza, la democrazia è già dissolta 

Il gran casino delle primarie a Napoli


Domenica scorsa a Napoli si sono tenute le elezioni primarie per individuare il candidato sindaco del centrosinistra: vi partecipavano il PD, i Verdi, Sinistra  e Libertà e i Socialisti. Non partecipava l’IdV, per conto della quale si è continuato a parlare per settimane della possibilità di una candidatura solitaria dell’europarlamentare Luigi De Magistris.
Cosa è successo
I candidati alle primarie erano quattro, fra questi due i favoriti: Umberto Ranieri e Andrea Cozzolino. Il primo, ex senatore ed ex sottosegretario, ha vinto in tutti i collegi della città eccetto uno, quello di Secondigliano, nel quale Cozzolino, eurodeputato, ha raccolto un numero enorme di voti – quasi quanto il numero degli elettori del PD alle ultime elezioni – tanto da fargli superare il vantaggio raccolto da Ranieri in tutti gli altri nove collegi della città. I sostenitori di Ranieri hanno subito lamentato la presenza di irregolarità, e le denunce in tal senso si sono moltiplicate: chi parlava di aver visto votare dei noti esponenti del PdL locale, chi faceva riferimento a folti gruppi di cinesi, chi parlava di infiltrazioni della camorra, chi addirittura sosteneva che molte di quelle schede non fossero state fisicamente votate da alcun elettore.

Le denunce
Una delle denunce più incisive è arrivata da un pulpito importante: il segretario provinciale del PD di Napoli, Nicola Tremante, che in un video ha fatto delle dichiarazioni molto incisive sullo svolgimento delle primarie, prive anche della cautela con cui i vertici del partito avevano commentato l’accaduto fino a quel momento. Tremante sostiene apertamente che la vittoria di Cozzolino si debba a conclamate irregolarità, e questo gli è valso la rumorosa e aggressiva contestazione di alcuni sostenitori dello stesso Cozzolino, che nel pomeriggio di mercoledì hanno fatto irruzione nella sede del partito e lo hanno affrontato a muso duro. Poche ore dopo prendeva posizione Roberto Saviano, che chiedeva di annullare le primarie e rifarle da capo, candidando Raffaele Cantone, il magistrato che più volte si era detto non disponibile alla candidatura. È solo a questo punto che la segreteria nazionale del PD prende dei provvedimenti sull’intera vicenda.

Cosa fa Bersani
Per prima cosa, Bersani decide di annullare l’assemblea nazionale prevista per sabato e domenica proprio a Napoli, immaginata – fra le altre cose – per incoronare ufficialmente il vincitore delle primarie. Poi chiede ai due candidati più votati, Ranieri e Cozzolino, di fare un passo indietro, «un atto di generosità», per permettere di individuare una candidatura esterna e unitaria. I due reagiscono con due opposti scetticismi: il primo rispetto alla decisione di cancellare l’intero processo e non solo il risultato finale, il secondo rispetto alla decisione di cancellare proprio il risultato finale. Ieri è arrivata allora la seconda decisione: il segretario provinciale del PD, Nicola Tremante, è stato rimosso dall’incarico: al suo posto arriva un commissario, Andrea Orlando, deputato e responsabile giustizia del PD.

Le reazioni di Cozzolino e Ranieri
Tremante era stato il più influente tra gli accusatori di Cozzolino, e la mossa di Bersani serve probabilmente a dare serenità al partito e rendere politicamente più sostenibile il passo indietro dell’eurodeputato. Se questo infatti parla di «gesto molto importante», Ranieri considera il commissariamento «una scelta avventata e discutibile». Anche perché, nel frattempo, il processo delle elezioni primarie non si è ancora concluso: l’ufficio dei garanti delle primarie sta ancora controllando la documentazione sul voto di domenica, che potrebbe concludersi con l’annullamento di alcune schede e l’annullamento della vittoria di Cozzolino. Che però non sarebbe una via d’uscita: un po’ perché lo stesso Ranieri dice che non accetterebbe una vittoria a tavolino, un po’ perché sembra Bersani sia convinto di poter uscire da questa situazione solo superando di slancio il caos delle primarie e non scegliendo una soluzione che ne è figlia.

Annullare le primarie?
Non resta che fare una cosa: annullare le primarie. Se non fosse che non sono in pochi a non essere d’accordo. Ieri si è tentato un incontro su questo tema ed è stato un disastro. Sinistra e Libertà non si è nemmeno seduta al tavolo. I Verdi hanno proposto un ballottaggio tra Cozzolino e Ranieri. I Socialisti hanno chiesto di aspettare il verdetto dei garanti. Solo la Federazione della Sinistra era concorde col PD sul fatto di proporre un altro candidato. Il tavolo si è aggiornato a martedì.

Da qui a martedì
Bersani cercherà di trovare una candidatura forte e autorevole al punto da convincere tutti i contendenti a fare un passo indietro, una volta messa sul tavolo: per il momento si fanno i nomi di Raffaele Cantone, che ha ribadito la sua indisponibilità, e di Paolo Mancuso, procuratore di Nola e fratello del Libero Mancuso candidato alle primarie di Napoli per Sinistra e Libertà. Nel frattempo la questione sta avendo anche dei riflessi sul fronte del dibattito nazionale e dell’eterna questione sull’utilizzo e l’utilità delle primarie. Stando a quanto oggi raccontano i giornali, la minoranza del partito e soprattutto i veltroniani temono che Bersani ne stia approfittando per mettere in pratica il famigerato ridimensionamento delle primarie, per dimostrare che si tratta di uno strumento inaffidabile e potenzialmente pericoloso. I popolari sono nervosi perché Tremante era l’unico tra i segretari del PD in Campania a non provenire dai DS, e ora è stato commissariato e sostituito con Andrea Orlando, ex diessino. Matteo Orfini, della segreteria nazionale, si è augurato che il caos di Napoli «serva a riflettere su uno strumento che si è rivelato dannoso». Fioroni dice che fermare le primarie vuol dire «lasciare una prateria agli altri». Secondo deputato Mario Barbi, prodiano, «se il Pd non è in grado di svolgere primarie regolari farebbe bene a dichiarare fallimento e portare i libri in tribunale».


l Post

giovedì 27 gennaio 2011

Intervista a Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz

Cosa si sa delle nuove carte contro Berlusconi

«A seguito delle perquisizioni effettuate a Milano il 14 gennaio e di ulteriori atti di indagine sono emersi nuovi elementi a sostegno dell’ipotesi che presso gli uffici di Giuseppe Spinelli si trovino atti e documenti relativi alla vicende di cui alla richiesta avanzata nella stessa data del 14 gennaio alla Camera dei deputati di autorizzazione a eseguire la perquisizione degli uffici siti in Segrate. Questa procura ha ritenuto pertanto doveroso portare a conoscenza della Camera dei deputati tali ulteriori elementi che emergono dall’invito per la presentazione di persona sottoposta a indagini, notificato a Nicole Minetti»
Per ora la successione degli eventi è la stessa di dieci giorni fa. La procura di Milano ha mandato degli altri documenti alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera per ottenere di poter procedere contro Silvio Berlusconi nell’inchiesta sulle feste di Arcore, in cui il PresdelCons è accusato di utilizzo di prostituzione minorile e concussione. Le carte sono arrivate alla Giunta (facile interpretare la nuova spedizione come una contromossa alla contromossa della difesa di ieri, la memoria ricca di testimonianze a favore di Berlusconi). Poche ore dopo, ieri, sui siti di news hanno cominciato a essere pubblicati i contenuti di alcune intercettazioni tratti dai nuovi documenti. Oggi escono altri dettagli sui quotidiani, e c’è una grande attesa per chi diffonderà per primo l’incartamento completo consegnato alla Giunta.
Ma intanto, tra ciò che è stato diffuso come proveniente dalla nuova richiesta della Procura ci sono già molte cose forti che smentiscono le versioni della difesa di Berlusconi, assieme a un’altra quantità di quello che i suoi sodali chiamano “sputtanamento” e che disegna un quadro privato su cui è difficile essere indulgenti, diciamo.
1. L’Espresso riassume così l’ingresso per ora molto tangenziale della questione droga nell’inchiesta:
Ad agosto scorso la guardia di Finanza sequestrò, infatti, 12 chilogrammi di cocaina a un certo Ramirez e a una seconda persona. Ramirez è convivente di Maristella Polanco, la quale aveva ricevuto in prestito un’automobile, una Mini, da Nicole Minetti. Ramirez arriva a via Olgettina con questa Mini prestata dalla Minetti e la Guardia di Finanza lo ferma. Viene effettuata una perquisizione e trovano droga.
Il box che viene perquisito è di pertinenza di Maristella Polanco. Ora c’è un nuovo elemento. Da una conversazione telefonica tra Barbara Faggioli e Nicole Minetti emergerebbe infatti che la Faggioli riferisce alla consigliera regionale lombarda del Pdl che una persona l’ha chiamata per invitare la Minetti, appunto, a presentare la denuncia.
La Mini della Minetti tra l’altro finì successivamente sui giornali per un’altra storia, al momento apparentemente non collegata.
2. Ci sono appunti sequestrati a Ruby che elencano cifre che Ruby probabilmente dovrà spiegare ai magistrati. L’Espresso li riporta così.
Diamanti
50 mila per il libro
12.000 campagna intimo
200000 da Luca Risso
70 mila Conservati da Di Maria
170 mila conservati da Spinelli
4 milioni e mezzo da Silvio Berlusconi che ricevo tra due mesi
29/10/2010 rinuncia avvocato Giuliante
29/10/2010 nomina avvocato Di Maria
L’ultima voce trascritta dall’Espresso si riferisce forse all’avvocato Dinoia, scelto da Ruby dopo ottobre, di cui oggi Repubblica dice che risulterebbe negli appunti aver dato alla ragazza 70mila euro.
3. Poi ci sono le intercettazioni che testimoniano dei regali e delle spese sostenute da Berlusconi per le ragazze che frequentavano le sue feste.
Sms da Minetti a Maristelle 10/1/2011
«Amo’ ma è serio che alla Fico ha regalato la casa? Amo’ se è vero ti giuro che scateno l’inferno…»
Sms da Minetti a De Vivo Imma 11/1/2011
«A febbraio è pronto il vostro trilocale»

Da Minetti a Fabbri 12/1/2011

“Le gemelle non lo vogliono il trilocale però lo prende Barbara Guerra”
SMS da Maristelle a Minetti 13/1/2011
«Domani devo pagare la visita medica»
Sms Minetti
«Non pagarla la visita fatti dare il preventivo e lo porto da Spino»
4. Altre intercettazioni e testimonianze lasciano sospettare che ciò che avveniva nelle feste di Arcore non fosse ciò che Berlusconi e i suoi difensori hanno sostenuto – anche in testimonianze giurate – in questi giorni.
SMS 13/1/2011 da Minetti a Marincea
«Amo’ lui c’è sabato. Dobbiamo andare assolutamente… Se hai qualche amica carina che possiamo portare?»
Dalla testimonianza di Maria Makdoum del 15 gennaio 2011: “giugno 2010 lele mora mi chiese se ero interessata a partecipare ad una serata ad arcore presso la residenza del pres consiglio e se sapevo ballare la danza del ventre e se volevo fare parte del suo harem. Mi trasferì a casa sua da giugno ad agosto.
Mi sono recata ad Arcore a luglio. Alla partenza da viale Monza c’erano altre ragazze. Le vetture erano……….. prima di arrivare ad Arcore si sono materializzate da una stradina laterale delle autovetture con i contrassegni della polizia di stato. Si trattava di una sola macchina con un lampeggiante.
Ognuna di noi si è seduta per la cena dove voleva. Finita la cena il pres disse: “e ora facciamo il Bunga Bunga” e spiegò che cosa era, cioè una cosa sessuale. Lei fa la danza del ventre. Le De Vivo in mutande e reggiseno. Il presidente le toccava e loro lo toccavano nelle parte intime. E si avvicinarono anche a Emilio Fede che le toccava il seno e altre parti intime. Poi la ragazza brasiliana con perizoma ballava la samba in maniera hard.
Il presidente le toccava il seno e altre parti intime.
Anche le altre ragazze ballavano facendo vedere il seno e il fondo schiena, tutte loro si avvicinavano al presidente che le toccava nelle loro parti intime. Sono rimasta inorridita. Se avessi saputo prima quello che si faceva alla villa non sarei andata. Mora: per entrare nel mondo dello spettacolo bisogna pagare un prezzo, cioè vendere il proprio corpo. Gli dissi che non sarei mai stata disposta: sono rimasta emarginata. Ho raccontato a Ferrigno”
5. Ci sono intercettazioni recentissime di Nicole Minetti che dimostrerebbero che qualcosa di cui essere preoccupati nelle attività tra lei e Silvio Berlusconi c’era.
Sms da Minetti a Barbara Faggioli 9/1/2011
Quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi… adesso fa finta di non ricevere chiamate
Telefonata di Minetti a Maristelle
«Stasera saremo poche. Lui ha detto che è successo un casino perché ‘sta stronza di Ruby ha detto delle cose e ci sta sputtanando»
Telefonata 11/1/2011 Da Minetti a Clotilde Strada
N: c’è un limite a tutto non me ne frega un cazzo se lui è il presidente del consiglio e cioè …. Un vecchio e basta
Io non mi faccio pigliare per il culo così.. si sta comportando da pezzo di merda
C: lo sapevamo
N: perché uno che fa così è un pezzo di merda. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa…. In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l’impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così.
Telefonata da Minetti a Clotilde Strada
«Non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido»
6. I quotidiani di stamattina aggiungono altre due storie contenute nelle carte, dimostrate o da dimostrare.
- Una è la presenza ad Arcore, dal novembre 2009, di un’altra minorenne (avrebbe compiuto 18 anni un mese dopo) di origine brasiliana, Iris Berardi, di cui si era parlato nei giorni scorsi.
- La seconda è il ritrovamento a casa di due delle ragazze perquisite di parti dei verbali degli interrogatori compiuti dalla difesa di Berlusconi relativi ad altre ragazze, che non dovrebbero essere diffusi e che inducono a sospettare che le ragazze possano essere state a conoscenza delle dichiarazioni reciproche.