venerdì 20 maggio 2011

GOVERNO VICINO A FORZE DELL'ORDINE SOLO A PAROLE PER PARTITO TUTELA DIRITTI MILITARI GLI ASSEGNI 'UNA TANTUM' SONO UNA MANCIA

"L'approvazione del decreto legge
sugli assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle
Forze armate e dei vigili del fuoco e' l'ennesima brutta pagina della
politica del Governo che solo a parole si e' dimostrato essere dalla
parte di chi indossa una divisa, ma nei fatti continua a tagliare
stipendi e indennita' alla truppa per aumentarli solo ai generali". Lo
ha dichiarato il segretario del Partito per la tutela dei Diritti di
Militari e Forze di polizia (Pdm), Luca Marco Comellini. Dei 345 milioni
di euro stanziati - si legge in una nota - solo 69 finiranno nelle
tasche della truppa, il resto andra' tutto al personale dirigente. La
mancia di 4 euro data a poliziotti, militari e vigili del fuoco e' un
insulto che il Governo ha gia' pesantemente pagato nelle recenti
amministrative e questo si e' capito dai miseri risultati ottenuti da
quei delegati del Cocer carabinieri che sicuramente per volere del
ministro della Difesa il PdL ha imposto nelle proprie liste a Torino e
Milano per raccogliere i voti dei cittadini in divisa. "Sono sicuro che
nelle grandi citta' dove si svolgeranno i prossimi ballottaggi nessuno
degli appartenenti ai Comparti Sicurezza, Difesa e del Soccorso Pubblico
dara' il suo voto ai partiti della coalizione di Governo. Mi sembra
doveroso invitare questi cittadini in divisa a votare convintamente il
candidato Giuliano Pisapia per il ballottaggio di Milano.''

giovedì 19 maggio 2011

La Germania cresce? Ha puntato su ricerca e welfare

La Germania cresce a un ritmo “asiatico”, intorno al 5%, e si trascina dietro una parte dell’Europa. I recenti dati sulla crescita economica nell’Unione hanno fatto parlare molto di “miracolo-Merkel”. E molti si chiedono quale sia la ricetta. In realtà, se guardiamo ai dati paese per paese, scopriamo che esistono quattro diverse aree in Europa che procedono a diversa velocità. La Germania è il centro di una di queste aree, quella che dal versante settentrionale delle Alpi sale su fino alla Scandinavia, con aggregati molti paesi dell’Est. È un’area omogenea, in cui il PIL è cresciuto del 3% e più su base annua.
C’è poi una seconda area, a cavallo della Manica, in cui il PIL è cresciuto di circa il 2% (Francia, Regno Unito e Belgio). C’è una terza area, più meridionale (Italia e Spagna) con una crescita che non supera l’1%. E l’ultima area (Grecia e Portogallo, con l’aggiunta dell’Irlanda) che ha fatto registrare una crescita negativa.
Perché un’Europa a quattro velocità? Perché queste quattro aree? Una risposta a queste domande è: la scienza. E, più in generale, la conoscenza.
Per averne una riprova, basta fare una prova grafica. Provate a elaborare una carta europea fondata sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Troverete, per l’appunto, quattro grandi macchie. La prima che parte del versante settentrionale delle Alpi (Svizzera e Austria) e procede dritta verso nord fino in Scandinavia, abbracciando Germania, Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia. È un’area molto omogenea. Caratterizzata da investimenti in ricerca intorno al 2,5% del PIL; forti investimenti nelle università e nella scuola; un numero di laureati tra i giovani che sfiora il 40%; da una specializzazione produttiva nei beni e nei servizi ad alto valore di conoscenza aggiunto che consente massicce esportazioni di qualità e alti stipendi per i lavoratori; da un welfare e, dunque, da una distribuzione della ricchezza che, sia pure eroso, resta il migliore al mondo.
Una seconda area è costituita dai paesi dell’Est: dalle nazioni baltiche, alla Polonia giù fino alla Romania e Bulgaria. È un po’ meno omogenea. Ed è caratterizzata da una spesa in ricerca che raramente supera l’1%, da scarsi investimenti nelle università, da una specializzazione produttiva in beni e servizi con scarso valore aggiunto. È l’area più povera dell’Europa. Ma è anche l’area che fa registrare il massimo tentativo di convergenza. Ovvero la massima velocità di crescita delle strutture propedeutiche a una solida economia della conoscenza. Quest’area sembra ruotare intorno al grande attrattore tedesco.
C’è una terza area, costituita da paesi che sono nel mezzo. Che cercano di tenere il passo, ma non sempre ce la fanno. Che investono in ricerca e sviluppo il 2,0% circa del PIL, hanno buone università, hanno una specializzazione produttiva un po’ meno centrata sulla produzione “hi-tech”, un welfare un po’ meno robusto che nell’area teutonica. È l’area appunto a cavallo della Manica (Francia, Regno Unito, Belgio e Irlanda).
C’è infine l’area meridionale, che comprende Italia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro e Portogallo. In questi paesi gli investimenti in ricerca non superano l’1%. Le università sono in difficoltà, i laureati pochi, la specializzazione produttiva centrata sulla media e bassa tecnologia; il welfare frammentato, la disuguaglianza sociale massima. È, questa meridionale, l’area che tende a divergere dal resto d’Europa.
Bene, ora provate a confrontare la carta geografica dell’Europa disegnata dalla crescita economica, con la carta geografica della conoscenza. La sovrapposizione è impressionante. Abbiamo così scoperto i due ingredienti principali del “miracolo-Merkel”, che è in realtà il miracolo dell’Europa centro-settentrionale: la ricerca e il welfare. Il che significa la capacità di costruire continuamente il futuro sulla base di un presente integrato e solidale.

CRISI: EURES, AUMENTANO SUICIDI IN ITALIA. 1 AL GIORNO TRA DISOCCUPATI

 L'ultimo grido dei senza voce: un suicidio al giorno in Italia tra i disoccupati con un record di casi per motivi economici. E' quanto emerge dal rapporto su ''Il suicidio in Italia ai tempi della crisi.

Caratteristiche, evoluzioni e tendenze'' diffuso oggi dall'Eures.

Sono stati 2.986 i suicidi commessi in Italia nel corso del 2009, con un aumento del 5,6% rispetto all'anno precedente (2.828 i casi nel 2008), invertendo la dinamica decrescente dell'ultimo biennio. L'incremento registrato investe sia la componente femminile della popolazione (+1,6%, con 643 casi rispetto ai 631 del 2008), sia soprattutto la componente maschile (+5,6%, passando da 2.197 a 2.343).

Conseguentemente, l'incidenza della componente maschile (78,5% contro il 21,5% di quella femminile) raggiunge nel 2009 il valore piu' alto mai registrato negli ultimi decenni, con un indice di mascolinita' pari a 364,4 suicidi compiuti da uomini ogni 100 femminili (si tratta anche in questo caso di un valore record). In costante aumento l'incidenza della componente maschile anche nei tentati suicidi: dopo il ''sorpasso'' avvenuto nel 2001, quando per la prima volta in Italia i tentati suicidi degli uomini hanno superato quelli delle donne (con il 50,2% dei casi contro il 49,8%), nel 2009 i tentati suicidi degli uominirappresentano il 53,8% (contro il 46,2% femminile) e l'indice di mascolinita' ha raggiunto un valore record pari a 116,4.

Cio' che sembra caratterizzare il fenomeno suicidario nel 2009, evidenzia il rapporto, e' la sua forte interdipendenza con la crisieconomico-occupazionale: sono stati infatti 357 i suicidi compiuti da disoccupati nel 2009, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008 (sono stati 270 nel 2007, 275 nel 2006 e 281 nel 2005), generalmente compiuti da persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valori assoluti, pari al 76%, a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione). Anche in termini relativi appare evidente come il lavoro costituisca un vero e proprio discrimine nella lettura del fenomeno suicidario: nel 2009 si registrano infatti ben 18,4 suicidi ogni 100 mila disoccupati (il valore sale a 30,3 tra gli uomini a fronte di 5,7 tra le donne), contro 4,1 suicidi tra gli occupati (6 tra gli uomini e 1,4 tra le donne), confermando la centralita' del lavoro nella possibilita' di costruire e/o di portare avanti un progetto di vita, soprattutto nella componente maschile della popolazione. Un ulteriore indicatore del rapporto diretto tra il fenomeno suicidario e la crisi e' rappresentato dal numero dei suicidi per ragioni economiche (al di la' di quanto sia effettivamente possibile stabilire una lettura univoca del ''movente''), che raggiungono proprio nel 2009 il valore piu' alto degli ultimi decenni (198 casi, con una crescita del 32% rispetto ai 150 casi del 2008 e del 67,8% rispetto ai 118 casi del 2007).

All'interno di un fenomeno declinato sempre piu' al maschile, le differenze di genere piu' significative si riscontrano in relazione allo stato civile: considerando i dati relativi al 2009 (confermati anche nel 2000 e nel 1990), sono infatti i vedovi a registrare lo scarto piu' elevato, con un indice di suicidi tra gli uomini (37,6 ogni 100 mila abitanti), dieci volte superiore a quello femminile (3,6 ogni 100 mila vedove).

Brusca: «Berlusconi pagava 600 milioni di pizzo»

Un pizzo di 600 milioni di lire. Ogni anno. È quanto avrebbe versato alla capo della cupola palermitana Stefano Bontade Silvio Berlusconi. Lo ha raccontato il pentito Giovanni Brusca, nel corso del processo ai carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato per aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano: «Berlusconi pagava una sorta di "messa a posto" a Stefano Bontade, quando poi questo morì fu sostituito». Ha spiegato il collaboratore di giustizia davanti alla IV sezione del tribunale di Palermo e che mercoledì è stato ospitato nell'aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma. Brusca ha riferito di conversazioni con un altro capo boss, Ignazio Pullarà, ricordando un attentato subito da Berlusconi e che fu posto in essere - sempre secondo lui - da altri due mafiosi. «Pullara mi disse anche che a Milano non c'era solo Berlusconi che pagava, ma anche tanti altri. l pagamento di 600 milioni continuò anche quando le cose passarono in mano a Riina».

IL PAPELLO - Brusca, considerato il braccio armato del boss corleones, ha ricordato quanto il suo padrino a suo tempo gli avrebbe confidato: «Mi disse tutto contento che si erano fatti sotto, cercando una trattativa. Io gli ho fatto un papello tanto, mi disse Riina». La richiesta degli interlocutori di Riina era di «finirla con le stragi. Ma il soggetto finale delle richieste di Cosa Nostra era il senatore Nicola Mancino». L'incontro di cui parla Brusca con Riina sarebbe avvenuto tra la strage di Capaci, avvenuta nel maggio '92 e quella di via D'Amelio. Circostanza che, più volte, Mancino ha smentito, sottolineando che il suo insediamento al Viminale risale al primo luglio del '92, due mesi dopo Capaci, e pochi giorni prima di via D'Amelio. Secondo la ricostruzione di Brusca, invece, dopo l'omicidio di Salvo Lima (12 marzo 1992) «si sarebbero fatti sotto» due personaggi come Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri. «Il primo portò la Lega (non ha specificato quale, ndr), l'altro un nuovo soggetto politico che si doveva costituire, o che già era costituito, non mi ricordo bene. Entrambi si proposero come alternative a Lima e al sistema politico di cui l'esponente andreottiano della Dc era stato il garante».

LA SMENTITA DI MANCINO - Il senatore Mancino risponde con una nota stringata alle rivelazioni del collaboratore di giustizia: «Brusca, che da tempo ho denunciato, è un pentito itinerante tra i vari uffici giudiziari. Ripete per vendetta falsità nei confronti di un ex ministro dell'Interno che nel periodo 1992 -'93 fece registrare, tra i tanti arresti di latitanti, anche quello di Riina. Non desidero dire altro».

«SULLE STRAGI BERLUSCONI NON C'ENTRA» - «Per quanto riguarda le stragi del '92 e '93 Berlusconinon c'entra». Ha ribadito Brusca, che ha quindi aggiunto: «Ho querelato il settimanale l'Espresso perché non è vero che andai da Berlusconi come in qualche modo era stato scritto in un libro e come quel settimanale riportava, ho chiesto una rettifica ma siccome non la facevano ho fatto la denuncia. Io dico sempre la verità, ho cercato sempre di dire la verità». 

mercoledì 18 maggio 2011

“Infiltrazioni mafiose al Comune di Salemi” Maxisequestro al politico sponsor di Sgarbi

Nell’ottobre 2009, il fotografo Oliviero Toscani l’aveva detto senza mezzi termini ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo: “Mi sono dimesso dall’incarico di assessore della giunta di Vittorio Sgarbi, a Salemi, perché mi sono reso conto che il contesto territoriale, che mi permetto di definire mafioso, non mi consentiva di operare in maniera libera e autonoma nell’amministrazione comunale”. Toscani mise a verbale un nome, quello di Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale democristiano ed ex sorvegliato speciale, da sempre uno dei potenti della politica trapanese: “Partecipa alle riunioni della giunta – rivelò l’assessore dimissionario – Giammarinaro assume anche decisioni, senza averne alcun titolo”.
Adesso, le indagini della divisione anticrimine della questura di Trapani e dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria dicono che Giammarinaro avrebbe continuato ad esercitare il suo potere politico non solo sul Comune di Salemi, ma soprattutto sulla sanità trapanese. Per questa ragione, il tribunale Misure di prevenzione di Trapani ha emesso un provvedimento di sequestro anticipato di beni nei confronti dell’esponente politico, così come proponeva il questore Carmine Esposito.

I sigilli sono scattati per un patrimonio da 35 milioni di euro: è costituito innanzitutto da undici società che gestiscono centri di analisi, di emodialisi e di fisiotetapia, poi anche case famiglie e centri per anziani. Secondo la magistratura, un impero economico costruito attraverso una rete di prestanome. Il provvedimento del tribunale riguarda anche conti correnti, appartamenti, terreni e auto di lusso.

Nel 2000, l'esponente politico era stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma adesso il tribunale di Trapani ritiene che le nuove indagini, coordinate da Giuseppe Linares (l'ex capo della squadra mobile oggi a capo della divisione anticrimine), abbiamo messo in evidenza “nuovi indizi” di relazioni di Giammarinaro con Cosa nostra. Il collegio presieduto da Alessandra Camassa parla nel provvedimento di “metodo mafioso” che l’ex fedelissimo di Totò Cuffaro avrebbe usato nei suoi rapporti con gli amministratori del Comune di Salemi.

La scorsa estate, il sindaco Vittorio Sgarbi aveva litigato pubblicamente con Giammarinaro. La rottura era avvenuta sulla destinazione di alcuni fondi. Intanto, continuavano ad arrivare pesanti minacce di morte al primo cittadino di Salemi. Prima, una testa di maiale recapitata al comando di polizia municipale; poi, una carcassa di cane lasciata nei pressi dell’ufficio di gabinetto. Le indagini
della Procura antimafia di Palermo non sono mai riuscite a individuare gli autori delle intimidazioni, ma nel provvedimento di archiviazione il pm Carlo Marzella ha scritto: “E’ emerso un intenso e costante condizionamento dell’attività amministrativa del Comune di Salemi da parte di Giammarinaro”.

Emblematico, un episodio, scoperto grazie alle intercettazioni disposte dalla Procura. Il 16 ottobre 2009, l’assessore Caterina Bivona chiamò il sindaco Sgarbi per informarlo che la prefettura di Trapani sollecitava l’assegnazione di un terreno confiscato al boss Salvatore Miceli. Sul tavolo del primo cittadino c’erano le richieste di "Slow food" e dell’associazione "Libera". Ma Giammarinaro voleva che il bene andasse all’Aias: l’assessore lo disse chiaramente a Sgarbi.

In un’altra intercettazione, il vice sindaco Antonella Favuzza confida a un amico che il bilancio del Comune di Salemi è stato fatto a casa di Giammarinaro, dove l’assessore Bivona e il consigliere Lorenzo Bascone avrebbero portato i documenti dell’amministrazione per modificare alcuni capitoli di spesa.

Fra qualche giorno, il tribunale sarà chiamato a confermare il sequestro e a decidere su un’altra richiesta del questore di Trapani, che sollecita l’obbligo di soggiorno per Giammarinaro, fino al 2015. 

Fb, rabbia di Pdl e Lega "Basta con Berlusconi"

Berlusconi? Mentre ancora i dati continuano ad affluire, sullo Spazio azzurro, il forum on line del Popolo della libertà, i militanti del partito iniziano a fare un’impietosa analisi del voto.

Al centro delle critiche, soprattutto il risultato di Milano. ”La Moratti non era il candidato giusto”, scrive Antomas. ”Bossi ha tirato la corda. Troppo”, sostiene Mara. ”Bossi e la Lega se si perdono le elezioni sono i primi responsabili!”, concorda un anonimo. Vittorio se la prende un po’ con tutti: ”Ma vi rendete conto? Con Pisapia! Siete fuori di testa. Incapaci. Perdere Milano! Mendicare i voti. Che pena”.

C’è anche chi critica apertamente lo stesso Berlusconi: ”Presidente, lasciata la politica ai Frattini e campo libero a Napolitano che fa il capo del governo, ti aspettavi una vittoria elettorale?”, scrive un lettore che si firma Msi. E un altro: ”Caro Berlusconi lo sconsiderato attacco alla Libia ti ha fatto perdere consenso. Rifletti su questo errore”.

”Avete tradito gli elettori sulla immigrazione, avete fatto solo annunci, ve lo avevo detto”, incalza Rino. E un altro: ”Ve lo siete cercato e le urne ve lo servono sul piatto d’argento. Avanti Tremonti!!”. ”Siete stati immobili e ora la gente ha ragione a farvi andare ai ballottaggi a Milano e Napoli. Riforme zero. Liberalizzazioni zero. Calo tasse zero”. Ma c’è anche chi invita al sangue freddo, all’attesa dei dati definitivi e a non ”darsi la colpa l’uno l’altro e arrivare a far cadere il governo”.

Stesso tono e delusione anche per i leghisti “Lega, è ora di dire basta a certe alleanze, una volta dicevamo che qualcuno era mafioso. Se quel qualcuno deve pagare per i suoi problemi dobbiamo farci tirare nella cacca anche noi??? Cambiare subito!”. E’ lo sfogo su Facebook. Sulla bacheca della pagina dei fan di Radio Padania Libera, compaiono infatti commenti al vetriolo sul risultato elettorale.

Censis, giovani in estinzione: -2 milioni in 10 anni. Molti né studiano e né lavorano

 ”I giovani sono in via di estinzione. Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010 abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni”.

Le parole sono quelle del direttore del Censis, Giuseppe Roma, all’audizione presso la Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dove si parla dell’accesso al mercato del lavoro.

”Sono una merce rara”, ha aggiunto Roma, spiegando che i dati italiani sono i peggiori insieme a quelli tedeschi. In contrapposizione – ha aggiunto – nello stesso periodo sono invece aumentati di 1 milione 896 mila unità gli italiani over-65.

Bamboccioni, sfaticati per molti o semplicemente troppo mammoni per altri i giovani sono sempre meno e l’Italia diventa sempre più un Paese per vecchi.

L’Italia ha il record di ”inattività volontaria”. Definisce così la condizione dell’11,2% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che ”non sono interessati a lavorare o studiare” il direttore generale del Censis. Nella classifica dei giovani Neet (dall’inglese Not in education, employment or training) il dato italiano è superiore di oltre tre volte alla media europee (3,4%) e molto peggiore di quello tedesco (3,6%), francese (3,5%) o inglese (1,7%). La Spagna è invece il paese con meno giovani ”nullafacenti”, sono appena lo 0,5%.