martedì 12 giugno 2012

Esodati, Inps: “Sono 390mila”. E la Fornero ‘deplora’: “Dati non spiegati” di Redazione Il Fatto Quotidiano


Quanti sono gli esodati? 390mila e 200. La guerra dei numeri che si combatte sulla pelle dei lavoratori registra oggi l’ennesimo colpo di scena. Questa volta, a dare fuoco alla miccia è stata, per quanto involontariamente, l’Inps. Il numero dei lavoratori esodati che potrebbero avere diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole secondo il decreto Salva-Italia e il Milleproroghe emerge infatti dalla Relazione dell’Istituto di previdenza inviata al ministero del Lavoro prima della firma del decreto che ha fissato in 65.000 il numero dei salvaguardati. A conti fatti, quindi, l’Inps mette nero su bianco un buco normativo su qualcosa come 330mila lavoratoribuco più volte denunciato in passato, ma mai fino ad ora certificato nei numeri. Eppure, ancora una volta è sui numeri del lavoro scoppia la polemica. Perché poco dopo la diffusione dei dati è stato lo stesso istituto a far sapere di non avere mai diffuso “stime diverse e ulteriori rispetto al tema dei salvaguardati”.
Eppure - scrive l’Ansa, che per prima ha fatto circolare il contenuto del testo – nella Relazione inviata al ministero firmata dal direttore generale dell’Inps, Mauro Nori si definiscono le categorie interessate alla salvaguardia rispetto alle nuove regole di accesso alla pensione sulla base delle impostazioni normative e interpretative della Ragioneria generale (la frase che esplicita questa definizione della platea in soli 65.000 soggetti è stata poi eliminata dalla versione definitiva della Relazione). In pratica, secondo la relazione, la platea complessiva dei lavoratori esodati sulla base del decreto Salva Italia e del Milleproroghe è di 390.200 persone, platea ridotta a 65.000 lavoratori salvaguardati (e che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole) sulla base di criteri restrittivi nell’interpretazione delle norme messi a punto dai ministero del Lavoro e dell’Economia.
Come se non bastasse, la diffusione dei dati ha mandato su tutte le furie il ministro del Lavoro Elsa Fornero,  intervenuta in serata con una dura critica ai vertici dell’ente previdenziale: il ministro – si legge in una nota – “ha manifestato ai vertici dell’Inps la propria disapprovazione e deplorato la parziale e non ufficiale diffusione di informazioni che ha provocato disagio sociale”. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero, prosegue il testo “ha convocato il Presidente e il Direttore Generale dell’Inps per avere chiarimenti circa notizie relative a documenti interni all’Istituto contenenti valutazioni che, non corredate da spiegazioni e motivazioni di dettaglio, hanno finito per ingenerare confusione e sconcerto nella pubblica opinione”.
Insomma, un brutto pasticcio che ha scatenato la risposta della politica e delle parti sociali e che ha costretto la Fornero a lavorare in difesa: Il Governo, scrive ancora il ministro nella sua nota, come scritto nel comunicato stampa congiunto Lavoro-Economia del 5 giugno, “è consapevole che il provvedimento” sui lavoratori salvaguardati “non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti – non prima del 2014 – a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali”. Il Governo conferma “l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili”.
Ma da Susanna Camusso a Stefano Fassina, ad Antonio Di Pietro, il governo finisce di nuovo sotto attacco. Per il responsabile economico del Pd, “il documento Inps sugli esodati conferma che il provvedimento per i 65.000 di maggio scorso è soltanto l’avvio della soluzione del drammatico problema generato dagli errori contenuti nel decreto ‘Salva-Italia’”. Più duro il leader dell’Idv che parla di ”tira e molla sugli esodatinon è degno di uno stato di diritto”. Mentre per la leader della Cgil ”che il numero dei 65mila fosse assolutamente irrealistico e che i numeri siano molto più consistenti e’ evidente. Che venga fuori – ha aggiunto – al di là del gioco delle conferme e delle smentite, con una relazione dell’Inps che lo ribadisce è molto utile per dire che bisogna trovare una norma per dare risposte a tutti. Qualunque riforma fatta civilmente presuppone una clausola di salvaguardia”.

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