domenica 9 settembre 2012

Distributismo - filosofia economica


Distributismo, noto anche come distribuzionismo, è una filosofia economica .
Secondo il distributismo, la proprietà dei mezzi di produzione deve essere ripartita nel modo più ampio possibile fra la popolazione generale.
In sostanza, il distributismo si distingue per la sua idea di distribuzione dei beni e dei mezzi di sostentamento, prima fra tutti la proprietà della casa. Il distributismo sostiene che, mentre il socialismo non permette alle persone di possedere proprietà (che sono sotto il controllo dello stato o del comune), e il capitalismo permette a pochi di possedere  il distributismo cerca di consentire che la maggior parte delle persone diventino i proprietari dei mezzi di produzione e della propria casa. 
Questa più ampia distribuzione non si estende a tutti i beni, ma solo a mezzi di produzione e di lavoro, la proprietà che produce ricchezza, cioè, le cose necessarie per l'uomo per sopravvivere. Esso include terra, strumenti, ecc. Ma anche la casa, fondamentale per la vita stessa dell' uomo e della famiglia.[
Il distributismo è stato spesso descritto come una terza via alternativa a socialismo e capitalismo. Tuttavia, alcuni l'hanno visto più come una aspirazione, visto che è stato realizzato con successo solo a breve termine e localmente a favore dei principi di sussidiarietàsolidarietà (questi raggiunti in cooperative locali finanziariamente indipendenti). Essi sostengono che in futuro il lavoro salariato sarà visto così come oggi viene visto lo schiavismo.

Con questo sistema, la maggior parte delle persone sarebbe in grado di guadagnarsi da vivere senza dover contare su l'uso della proprietà altrui. Esempi di persone che si guadagnano da vivere in questo modo sarebbe gli agricoltori che possiedono la loro terra e le relative macchine (oppure in consorzio con altri agricoltori); gli idraulici che possiedono i loro strumenti; gli sviluppatori di software che possiedono il loro computer, ecc. L' approccio "cooperativo" anticipa al di là di questa prospettiva di riconoscere che tali beni e le attrezzature possono essere "co-proprietà" di comunità locali più grandi di una famiglia, ad esempio, partner in un business oppure in un consorzio, pur sempre permanendo in una forma di indipendenza aziendale.


Il tipo di ordine economico previsto dai primi pensatori distributisti comporterebbe il riferirsi a una sorta di sistema corporativo. Difatti l'attuale esistenza di sindacati non costituisce una realizzazione di questo aspetto del distributismo, perché i sindacati sono organizzati allo scopo di promuovere gli interessi di classe, mentre nelle corporazioni "classiche" sono mescolati datori di lavoro e lavoratori dipendenti, teoricamente collaborando per il reciproco vantaggio.
Il distributismo favorisce l'eliminazione dell' attuale sistema bancario, o in ogni caso, la sua rielaborazione. Ciò non ne comporta la nazionalizzazione, ma necessariamente la partecipazione alle necessità del governo, ad esempio tramite accordi fiscali finalizzati all' incentivazione della fiducia delle banche nei confronti dei creditori fruitori del "credito sociale" e dello sviluppo della fiscalità monetaria.

La teoria distributista concorda in parte con la scuola raffiana e geselliana mentre è in totale disaccordo con quella marxista. Secondo la teoria distributista il valore delle merci è si condizionato dalla quantità di moneta circolante, ma influenzato dalla sua distribuzione. Ovvero è consapevole che in un'economia di tipo liberalcapitalista siano le differenze a fare i prezzi e ad adeguare ogni valore alla sua possibilità di accesso a livello piramidale. Ma proprio sulla base di ciò sostiene che se la "piramide" venisse "spianata" varierebbe solo di poco il valore intrinseco iniziale e finale delle merci, in quanto non è il mercato il punto centrale, ma la produzione. Ovverosia il valore delle merci si adeguerebbe alle mutate condizioni della domanda-offerta. Questo non comporterebbe cambiamenti sostanziali nella produzione ed alla fine nemmeno nella distribuzione, ma comporterebbe una razionalizzazione del lavoro e del sistema sociale. In quanto i prodotti creati vanno comunque distribuiti, al prezzo adeguato alle richieste di mercato. Il punto focale quindi secondo i distributisti non è il mercato ed il valore nominale delle merci, bensì la loro produzione. Per questo motivo essi auspicano un sistema sociale che preveda il capovolgimento del concetto di lavoro come "valore mercantile" in quello di "merito". Nella pratica questo significa che nessuno dovrebbe più poter utilizzare un essere umano al pari di una "merce" dotata di relativo prezzo. Ognuno invece dovrebbe essere messo nella possibilità di far valere le sue capacità, nell' interesse personale e quindi solo indirettamente nell' interesse collettivo. Cose che, secondo i distributisti, oggi non è. Secondo essi odiernamente le gerarchie sociali non sono basate sul merito e sulle capacità ma sulla furbizia, sulla prevaricazione, e sui beni ereditati.
Nel capitalismo, un'entità produttiva è di proprietà di una persona o di una società di persone anche estranee alla produzione, mentre la produzione è affidata a lavoratori dipendenti. Nel comunismo, la proprietà è sostituita "dallo stato" e viene gestita tramite burocrati di nomina politica. Il distributismo a differenza della collettivizzazione comunista, non prevede l'attuazione dei propri contenuti dottrinali mediante un esproprio, ma mediante una proibizione legislativa del lavoro salariato e la concessione di un credito. In modo che il padrone sia costretto di propria volontà a svendere ai propri dipendenti quote di partecipazioni, mantenendo per egli stesso una quota uguale a quella degli oramai ex-dipendenti. Per poter permettere ai dipendenti di raggiungere una cifra che accontenti entrambe le parti verrebbe emesso dallo Stato un "credito sociale" che potrà essere restituito nel corso della vita. La gerarchia e la divisione dei guadagnidelle aziende verrebbe decisa elettoralmente da tutti i partecipanti all'azienda, nello stile del corporativismo e in un'ottica di meritocrazia. Il distributismo auspica possibilmente il frazionamento in tante piccole società, eventualmente consorziate in grandi aziende e riunite in corporazioni secondo specializzazione: alla fine del ciclo scolastico, alla persona che entra nel mondo del lavoro viene offerto dalle banche convenzionate allo scopo con lo Stato, un credito sociale col quale la persona potrà avviare oppure rilevare un'attività o una quota in una società da un pensionando. Tale credito potrà essere restituito nel corso della vita venendo in pratica a sostituire il pagamento delle tasse (abolite e sostituite dal sistema "credito sociale-assicurativo"). Alla fine della vita lavorativa questa persona cederà la sua attività o quota a un nuovo entrato nel mondo del lavoro, ricevendo il pagamento, da utilizzarsi come fondo pensione. 

Il distributismo vede la famiglia come la principale unità sociale di ordine umano e la principale unità di un funzionamento distributista. Questa unità è anche la base di una famiglia estesa multi-generazionale, che è incorporato in socialmente e geneticamente intercorrelati tra le comunità, le nazioni, ecc, e, in ultima analisi l'intera stirpe. Il sistema economico di una società dovrebbe pertanto essere concentrato soprattutto sulla fioritura di un nucleo familiare, ma non in isolamento: a livello appropriato del contesto familiare, come è destinato in linea di principio di sussidiarietà. Il distributismo riflette questa dottrina la maggior parte evidentemente di promuovere la famiglia, piuttosto che i singoli, parimenti al proprietario, cioè, il distributismo mira a garantire che la maggior parte delle famiglie, piuttosto che la maggior parte delle persone, saranno i proprietari di immobili produttivi e abitativi. La famiglia è, quindi, di vitale importanza per il nucleo stesso del distributismo.

Il distributismo pone grande enfasi sul principio di sussidiarietà. Questo principio che non vale più per grandi unità (se sociale, economico, o politico) dovrebbe svolgere una funzione che può essere effettuato mediante unità più piccole. Papa Pio XI, scrisse inQuadragesimo anno: "Noto come è sbagliato a ritirarsi dal individualismo e di impegnarsi per la comunità in generale, ciò che le imprese private e l'industria sono in grado di realizzare, così, troppo è un'ingiustizia, un grave male e una perturbazione di ordine giusto che una più grande e più alto livello di organizzazione arroghi a sé funzioni che possono essere eseguiti in modo efficiente anche da organismi di piccole dimensioni reciprocamente." Quindi, qualsiasi attività di produzione (che secondo il distributismo svolge ad essere la parte più importante di qualsiasi economia) dovrebbe essere svolta dalla più piccola unità possibile. Questo aiuta a provare il fatto che secondo cui unità più piccole, delle famiglie, se possibile, dovrebbe essere il controllo dei mezzi di produzione, piuttosto che le grandi unità tipica delle economie moderne. Ovverosia in una grande fabbrica i vari reparti dovrebbero si lavorare in consorzio, ma essere ognuno una piccola azienda a se stante. In questo modo si responsabilizza maggiormente i suoi possessori-lavoratori.
Papa Pio XI ha inoltre affermato, ancora una volta nel Quadragesimo anno, "ogni attività sociale dovrebbe della sua stessa natura a fornire aiuto ai membri del corpo sociale, e non distruggere e assorbirlo". Per evitare grandi organizzazioni private dominanti il corpo politico, il distributismo applica questo principio di sussidiarietà economico e sociale e di azione politica tramite una regolamentazione fiscale tesa a favorire le aziende con numero basso di persone.

Il distributismo promuove una società di artigiani e della cultura. Questo è influenzato da un accento sulle piccole imprese, la promozione della cultura locale, e favorendo la nascita di piccole imprese anche nella produzione di massa. Una società di artigiani promuove nell'ideale di distributismo l'unificazione del capitale, della proprietà, e la produzione piuttosto che ciò che il distributismo vede come un'alienazione dell' uomo causata dal lavoro.

Il distributismo è contrario agli enti di sicurezza sociale, sulla base del fatto che essi alienano ulteriormente l'uomo, facendo di lui una dipendenza rispetto allo Stato. Il distributismo come Dorothy Day non crede nel sistema statale di sicurezza sociale fin da quando è stato introdotto dal governo degli Stati Uniti. Questo rifiuto di questo nuovo programma è stato a causa della diretta influenza delle idee di Hilaire Belloc sul distributismo americano. Questo in quanto in un sistema sociale distributista le differenze economiche tra persone sarebbero notevolmente appianate rispetto ad oggi, e quindi ad ognuno sarebbe semplice l' accesso a proprie spese ai sistemi privati di sicurezza sociale e sanitaria tramite assicurazioni private per le spese maggiori, e di tasca propria per le minori, e tramite il risparmio per il fondo pensionistico (il quale sarebbe rimpinguato dalla refusione del credito sociale al pari di una liquidazione).

Teoria geopolitica [modifica]


Il distributismo teoricamente non favorisce un sistema politico su un altro, può andare da democrazia a monarchia. Tuttavia come è comprensibile, i poteri forti che caratterizzano i sistemi politici ottocenteschi sono avversi al distributismo, e quindi è assai difficile immaginare applicato il distributismo in un sistema democratico, oppure liberale, oppure monarchico. Il distributismo però non supporta gli ordini politici caratterizzati da individualismo o statalismo quali il capitalismo e il comunismo. Il distributismo non supporta nemmeno l'anarchismo, ma alcuni distributisti, ad esempio Dorothy Day, sono stati anche anarchici. In quanto secondo essi l' anarchia è la base ideale del liberalcapitalismo inteso come consuetudine antropologica.

Il distributismo non prevede la regolamentazione della vita politica tramite partiti politici, ma solo tramite le Corporazioni nell' elezione piramidale di uomini capaci conosciuti di persona via via ai livelli maggiori, determinando che ad ogni elezione i votanti siano fino ad un certo numero e non oltre. Ossia i lavoratori votano il loro rappresentante; esso vota assieme ai rappresentanti delle altre aziende della sua corporazione della sua città per il rappresentante cittadino; esso vota assieme ai rappresentanti delle altre città della sua corporazione per il rappresentante provinciale; esso vota assieme ai rappresentanti delle altre provincie della sua corporazione per il rappresentante regionale; esso vota assieme ai rappresentanti delle altre regioni della sua corporazione per il rappresentante statale (deputato, presidente, ministro, ecc); anche ruoli intermedi (questore, prefetto, regioni, province, ministeri, ecc) vengono aboliti e sostituiti dalle corporazioni.

Il distributismo è solito utilizzare la pragmatica per determinare se una guerra deve essere combattuta o meno. Ogni opinione è personale. Sia Chesterton che Belloc si opposero all'imperialismo britannico, in generale, così come specificamente contro le Guerre Boere, ma sostennero il coinvolgimento britannico nellaI Guerra Mondiale. Nella seconda guerra mondiale, invece, i distributisti furono tendenzialmente neutrali oppure favorevoli all'Asse non potendo idealisticamente schierarsi con il capitalismo e il comunismo degliAlleati.



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