lunedì 14 marzo 2011

Trovati i fondi per cultura.. Elezioni e referendum in un solo giorno.

Euro dopo euro il governo Berlusconi sta svuotando il già magro fondo destinato alle attività culturali. Non si tratta più di un taglio imposto dalla crisi economica, per altro negata per anni, ma di un vero e proprio sabotaggio che porterà alla chiusura di enti lirici, di teatri, di musei, e persino di Cinecittà Luce, il grande e prestigioso archivio della memoria, una sorta di audioeca nazionale che raccoglie tanta parte della identità nazionale.

Ogni giorno vengono annunciati nuovi tagli e prsino il ministro Bondi che, da mesi, non frequenta più il ministero, ha sentito il bisogno di esternare la sua rabbia e la sua impotenza. Per altro si è dimenticato di indicare i nomi dei mandanti, forse per non dare un dispiacere all’amico del cuore.

Per quale ragione i soldi non si trovano? Mancano sul serio o non si vogliono trovare? La realtà è che questo governo vince anche grazie al conflitto di interessi, ma nello stesso tempo è costretto sempre ad immolarsi sull’altare del conflitto medesimo.

Per queste ragioni hanno respinto tutti gli emendameti che puntavano ad introdurre, anche in Italia, una modestissima tassa di scopo a carico dei grandi gruppi telefonici e televisivi da destinare proprio al fondo unco per lo spettacolo.

Non si è potuto e voluto fare perchè: ” non vi rendete conto che c’è di mezzo anche Mediaset”, come mi ha soavemente confessato un pio deputato berlusconiano, quasi meravigliato che si potesse solo pensare una simile oscenità, quasi una bestemmia nel tempio.
Così hanno preferito annunciare tagli e bastonate, del resto chi se ne frega, tanto lo sanno tutti che quelli della cultura e dello spettacolo mancano di rispetto al padrone quasi unico delle tv.

Per aiutare il governo a trovare i soldi ci permettiamo di avanzare una modestissima proposta: perchè non accorpare le elezioni aministrative ai referendum? Il governo, nel tentativo di oscurare i quesiti sull’acqua, sul nucleare, sul legittimo impedimento, ha infatti deciso di sdoppiare gli appuntamenti con un aggravio dei costi pari ad oltre 400 milioni di euro.

Quei soldi basterebbero a finanziare i fondi per lo spettacolo e per la cultura, anzi ne avanzerebbe anche un bel gruzzolo da investire nella scuola pubblica, quella che non piace al cavaliere.

Lo faranno o, per l’ennesima volta, avrà la meglio la logica dell’interesse privato in atti pubblici?

A voi la non ardua sentenza.

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