domenica 17 aprile 2011

Inchiesta sui manifesti anti-pm "E' vilipendio alla magistratura"

Sequestrati a Milano i poster con
la scritta "Via le Br dalle Procure"

MILANO
Dopo le polemiche per i manifesti contro i pm apparsi a Milano si muovono i magistrati. I nomi non sono stati resi noti ma sarebbero diversi gli indagati iscritti sul registro della Procura con l’ipotesi di reato all’articolo 290 del codice: vilipendio all’ordine giudiziario.

Nel mirino sarebbero finiti gli animatori della fantomatica "Associazione dalla parte della democrazia" che in queste settimane ha firmato gli slogan più truci, fino al vergognoso accostamento tra magistratura e Brigate Rosse comparso su giganteschi manifesti rossi che venerdì hanno tappezzato la città. Secondo indiscrezioni, dietro l’Associazione, che per questa iniziativa ha investito decine di migliaia di euro, si celerebbero personaggi noti del Pdl o vicini all’area politica del centrodestra.

Tutte le forze politiche dell’arco costituzionale si sono dissociate dalla violenza di questi slogan, compreso il ministro della Giustizia Aneglino Alfano, che a caldo era rimasto silente. Invece oggi il Guardasigilli è intervenuto con decisione: «L’affissione dei manifesti che intendono paragonare l’attività dei magistrati alle manovre eversive, che proprio questo Stato ha combattuto con forza e determinazione, non può e non deve trovare alcuna giustificazione». Parole d’oro. Cui, proprio il ministro, dovrà far seguire i fatti, visto che il reato individuato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, titolare dell’inchiesta, prevede, per procedere, proprio l’autorizzazione del Guardasigilli.

Per arrivare ad individuare i presunti responsabili dell’Associazione di centrodestra e gli autori dei manifesti, gli uomini della Digos hanno effettuato una serie di perquisizioni e interrogatori di persone informate sui fatti, giungendo a sequestrare diverso materiale in due magazzini di
distribuzione, dalle matrici di stampa ai computer, nonché i famigerati manifesti. «Nelle prossime ore qualcuno verrà iscritto nell’apposito registro», ha spiegato il dirigente della Digos, Bruno Megale. «Stiamo ancora lavorando».

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