mercoledì 22 giugno 2011

Il Governo cancella i precari

Anche oggi voglio esprimere la più completa solidarietà con i precari della scuola che stanno manifestando, alcuni anche con lo sciopero della fame, di fronte a Montecitorio. Una Camera dei deputati priva di ogni legittimità democraticaha votato oggi la fiducia sul decreto sviluppo: le norme lì contenute sono l’ennesima coltellata per i precari della scuola.
L’art. 9, comma 18, esclude il comparto scuola dall’applicazione della direttiva europea per la tutela dei precari. In base a quella direttiva, dopo tre anni i contratti a tempo determinato dovrebbero automaticamente essere trasformati in assunzioni a tempo indeterminato. Con un tratto di penna, il Governo ha cancellato questa tutela per 65mila precari della scuola. Questa norma basterà a vanificare ogni possibile intervento della magistratura in difesa dei diritti dei lavoratori precari della scuola. Il ministro Brunetta potrà continuare a insultarli, definendo “la parte peggiore di questo paese” proprio chi, spesso con enorme sacrificio, permette alla scuola di andare avanti e per questo andrebbe invece ringraziato.
Il nostro emendamento per abolire questa norma odiosa non è stato approvato, così come non è stato approvato quello con cui chiedevamo di riaprire le graduatorie a esaurimento per i neo-abilitati.
In questo caso un emendamento identico era stato presentato anche da un deputato del Pdl e la maggioranza aveva detto che lo avrebbe approvato. Anche se capivamo benissimo che era un contentino grazie al quale il Pdl cercava di mascherare la sua politica contro i precari, saremmo stati lo stesso soddisfatti perché almeno per ventimila lavoratori le cose sarebbero cambiate in meglio. Invece al governo e alla maggioranza anche questo è sembrato troppo, all’ultimo momento hanno cambiato idea e hanno respinto l’emendamento.
Noi continueremo la battaglia al loro fianco, perché colpire i precari della scuola vuol dire essere due volte colpevoli
: una volta per il danno che si fa a oltre 250mila lavoratori per lo più giovani, e un’altra per quello che si fa alla scuola, cioè all’istruzione e alla formazione dei nostri figli, al futuro di tutto questo Paese.


Di Pietro

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