domenica 20 febbraio 2011

Il nuovo bavaglio del Pdl sui talk show della Rai.. fascismo conclamato

L'"atto di indirizzo" del centrodestra: "I programmi devono rappresentare la maggioranza". Pur non avendo carattere vincolante, sarà un'arma in più nelle mani di Masi. "Alcuni spettacoli di satira, sonol'occasione per dibattere di politica"


Se Bruno Vespa il lunedì sera tratta il caso Ruby-Berlusconi, per otto giorni nessun altro talk show potrà tornare sull'argomento. Per fare degli esempi: Ballarò, il martedì, dovrà occuparsi della crisi in Egitto e Annozero, il giovedì, della controversa festa del 17 marzo. È il "principio della ridondanza". A Parla con me sarà necessario il contraddittorio dei comici. Alla parodia di Minzolini dovrà seguire l'imitazione di Gad Lerner o di Bianca Berlinguer, perché "trasmissioni apparentemente di satira o di varietà" spacciano "una" verità per "la" verità.
Cari telespettatori, non siamo su "Scherzi a parte". È tutto vero, messo nero su bianco dal senatore Pdl della Vigilanza Rai Alessio Butti. Con un "Atto di indirizzo sul pluralismo" che verrà votato dalla commissione la prossima settimana, mercoledì probabilmente. La sinistra occupa la Rai, è la premessa di Butti, la tv di Stato "relega in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori e le proposte della maggioranza degli italiani".

Occorre riequilibrare la situazione. Ma se l'impresa fosse troppo lenta e gravosa, il centrodestra si prepara a un'operazione più semplice e immediata: ripetere l'esperienza delle elezioni regionali. Allora, un regolamento della Vigilanza bloccò tutti i talk show un mese prima del voto. Adesso che un altro voto si avvicina va bissata la censura. Cancellare le voci dell'informazione televisiva, sterilizzarle, ridurre i loro spazi e la loro libertà. Per usare le parole dell'opposizione, un arzigogolato bavaglio. L'atto indirizzo non è vincolante, ma può diventare uno strumento utilissimo per il direttore generale Mauro Masi. Il pretesto per mettere bocca sulle scelte editoriali dell'azienda.

La Rai, scrive Butti, deve "razionalizzare l'offerta delle trasmissioni di approfondimento giornalistico allo scopo di evitare ridondanze e sovrapposizioni che possono rendere confusa l'offerta Rai riducendo la libertà di scelta degli utenti". Come? "È opportuno - continua il senatore della Pdl, molto vicino al ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani - che i temi prevalenti di attualità o di politica trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell'arco di otto giorni successivi alla loro messa in onda". Sul rispetto di questa regola vigila "la direzione generale" per scongiurare "ripetizioni artificiose o la compressione di temi socialmente e politicamente rilevanti".

C'è anche un riferimento a Report (che non è un talk show) quando si legge nel testo di Butti che "il conduttore è sempre responsabile dell'attendibilità e della qualità delle fonti e delle notizie sollevando la Rai da responsabilità civili e/o penali". Così si risolve la querelle sulla tutela legale per Milena Gabanelli. Sono tutti nel mirino. Il senatore del Pdl sembra "risolvere", con l'atto di indirizzo, i molti scontri tra Masi e alcune trasmissioni. "L'intervento di un opinionista a sostegno di una tesi - scrive - va calibrato con uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali. Ciò è ancora più necessario per quei programmi, apparentemente di satira o di varietà, che diventano poi occasione per dibattere temi di attualità politica". Sono tanti i richiami all'Autorità delle comunicazioni, alle direttive della Vigilanza. Con il contributo della direzione generale, il documento punta a costruire una tenaglia normativa che può stritolare conduttori e programmi. I partiti vanno rappresentanti nelle tramissioni "in proporzione al loro consenso". Solo così "il servizio pubblico rappresenterà il Paese reale, non le èlites culturali né i cosiddetti poteri forti". Lo sbilanciamento a sinistra può essere superato studiando "format di approfondimento che prevedano la presenza in studio di due conduttori di diversa estrazione culturale". E chi "ha interrotto la professione giornalistica per assumere ruoli politici" non può avere la "conduzione di un programma o la direzione di rete o testata". Una norma che varrebbe per Santoro ma anche per Fabrizio Del Noce. Ovviamente, l'attenzione è focalizzata su come vengono trattati i processi in tv. No a "intepretazioni a opera di attori, delle conversazioni telefoniche intercettate". Sì "al giusto rilievo delle conclusioni del processo, anche quando sia assolutorio".

Secondo l'opposizione ci sono gli estremi per giudicare irricevibile il "lodo" Butti. Il presidente Sergio Zavoli però si è impegnato per un documento sul pluralismo e vuole votare. Fabrizio Morri del Pd presenterà una relazione di minoranza. Impossibile trovare un accordo con la maggioranza per un testo unico. In commissione Pdl e Lega possono vincere 21 a 19.  
(11 febbraio 2011)

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