venerdì 25 febbraio 2011

Obama-Berlusconi, sostegno a diritti umani. I ribelli verso Tripoli


NEW YORK, 25 FEB - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sono d'accordo: in Libia e' necessaria una risposta multilaterale coordinata, per garantire da un lato l'adeguata ''assistenza umanitaria'', dall'altro ''i diritti umani fondamentali'', perche' ''il popolo libico ha diritto di determinare il proprio destino''. In questi termini la Casa Bianca ha reso noto i contenuti di un colloquio avuto ieri tra Berlusconi e Obama, per cercare di trovare una soluzione alla crisi libica. Obama e Berlusconi sono stati al telefono una ventina di minuti. Il presidente americano nel corso della giornata si e' confrontato anche con il presidente francese, Nicholas Sarkozy, e con il premier britannico, David Cameron. La determinazione comune di Usa, Francia, Gran Bretagna e Italia - ha riferito la Casa Bianca - e' quella di mantenere sulla Libia consultazioni costanti e continue, in modo tale da coordinare l'intervento sia per quanto riguarda gli aiuti umanitari, sia per quanto riguarda ''il diritto del popolo libico a determinare il proprio destino''. Palazzo Chigi ha riferito che Berlusconi e Obama hanno concordato di continuare a tenersi ''strettamente in contatto, consultandosi e lavorando insieme'', per fronteggiare la crisi e le sue possibili conseguenze. Nel riferire delle consultazioni di Obama con gli altri leader, la Casa Bianca ha precisato che e' ''necessario e urgente'' coordinare gli sforzi ''e fare in modo che ci sia la responsabilita' adeguata''. Nei distinti colloqui, Obama, Berlusconi, Sarkozy e Cameron ''hanno affermato il loro forte sostegno ai diritti universali del popolo libico, compresi quelli di liberta' di assemblea e di opinione''. ''I leader - prosegue la nota della Casa Bianca - hanno anche discusso di una serie di opzioni che sia gli Stati Uniti sia i Paesi europei stanno mettendo a punto per ritenere il governo libico responsabile delle sue azioni''.

Nuovo discorso del rais. Stavolta parla in tv via telefono e accusa: richieste dei ribelli dettate da bin Laden. Poi minaccia: stop al petrolio se la situazione peggiora. 
Un gruppo di giornalisti italiani, tra cui l'inviato dell'ANSA, sono stati bloccati e controllati da un gruppo di miliziani governativi sull'autostrada che va dall'aeroporto a Tripoli e uno di loro, FabrizioCaccia del Corriere della Sera, e' stato anche schiaffeggiato e preso a calci quando ha detto di essere italiano. Dopo un controllo 'brusco' sono stati rilasciati e hanno potuto raggiungere un albergo della capitale. Appreso dal trattamento di cui e' stato fatto oggetto un gruppo di giornalisti italiani giunti oggi nella capitale libica, la Farnesina ha impartito istruzioni all'Ambasciatore a Tripoli, Vincenzo Schioppa, di compiere un formale passo di protesta presso le Autorità libiche. Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri.
Il presidente Usa Barack Obama ha chiamato questa sera per telefono il presidente francese Nicolas Sarkozy ed entrambi hanno chiesto uno ''stop immediato dell'uso della forza'' in Libia: e' quanto annuncia l'Eliseo.
La Casa Bianca vuole agire in fretta in Libia, dove la situazione sta precipitando. Secondo il portavoce Jay Carney ''siamo interessati in una azione rapida'' dato che la sitaziione ''richiede azioni rapide''. Gheddafi ha fatto avere un messaggio agli Stati Uniti. Lo ha riferito il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Philip Crowley, nel consueto briefing con i giornalisti, senza aggiungere ulteriori dettagli.

'Terminal petroliferi in mano ai rivoltosi'. Lo affermano abitanti di Bengasi.

Gheddafi intanto sarebbe asserragliato con una decina di uomini della sicurezza a lui fedeli in un bunker sotterraneo della caserma di Bab al Aziziya, sobborgo meridionale di Tripoli. Ma si fanno sempre più insistenti le voci di una sua imminente fuga dal Paese.

Il governo svizzero ha reso noto che congela i beni appartenenti a Gheddafi.

Offensiva militare delle forze fedeli a Gheddafi stamani nella città di Zawia con i testimoni che parlano di un nuovo massacro. Al Arabiya parla di centinaia di vittime.
Un testimone riferisce di un attacco alla capitale "imminente" con la tribù dei Warfalla che starebbe arrivando dalla Cirenaica. Per il New York Times intanto nella città si sarebbero radunati migliaia di mercenari e fedelissimi al rais. Violenti combattimenti in corso a Misurata. Il centro cittadino sarebbe ancora in mano ai ribelli anti-regime. Migliaia di persone stanno convergendo a Zawia, a pochi chilometri da Tripoli, per ''liberare la citta'''. Lo ha riferito all'ANSA il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi.

E al largo di Misurata sono arrivate le navi militari italiane che dovranno prelevare alcuni lavoratori ancora bloccati nel paese. In corso le operazioni di rimpatrio di alcune decine di cittadini italiani ed europei a bordo di un C130 dell'Aeronautica militare. Secondo quanto si e' appreso, un altro C-130 dell'Aeronautica italiana si trova attualmente all'aeroporto di Tripoli. Alitalia ha sospeso i voli.

Il ramo nordafricano di Al Qaida (Aqmi) si è schierato a fianco dei dimostranti. La Ue si tiene pronta per un intervento militare umanitario: 'opzione possibile'. Napolitano: nessun veto dell'Italia a sanzioni dell'Ue. Putin: preoccupati per conseguenze sul Caucaso del Nord.

Con oltre un centinaio di cittadini britannici ''in pericolo'' nel deserto libico, il governo di David Cameron sta valutando l'invio delle forze speciali in parti del paese nordafricano. Lo riporta la Bbc.

Oggi fonti mediche parlano di 7.000 vittime in costante aumento. Ong: esponenti dei "comitati rivoluzionari" al soldo di Gheddafi fanno irruzione negli ospedali di Tripoli e uccidono i feriti che hanno manifestato contro il regime.

GHEDDAFI: E' COLPA DI BIN LADEN - "Questa gente non ha richieste. Le loro richieste vengono dettate da Bin Laden. I vostri figli sono manipolati da Bin Laden". Lo ha detto il leader libico Gheddafi al telefono con la tv libica. "Se volete questo caos siete liberi. E se volete continuare a combattere fra loro, continuate pure": è quanto ha detto Gheddafi rivolgendosi agli abitanti di Zawia, a ovest di Tripoli, teatro di violenti scontri tra lealisti e rivoltosi. "Bin Laden ha distribuito delle pillole stupefacenti e droghe agli abitanti di Zawya per combattere contro il nostro caro Paese".
La rivolta in Libia "é una farsa alla quale dovremmo porre fine, una farsa portata avanti dai giovani" che "vengono manipolati anche attraverso l'uso di droghe", ha detto Gheddafi, minacciando: "Se la situazione peggiorerà si interromperanno i flussi di petrolio".
Nel suo discorso tv in collegamento telefonico con l'emittente di Stato, il leader libico Muammar Gheddafi ha messo in guardia da un "intervento militare americano" in Libia "con la scusa di combattere al Qaida".

COMAI, 'GHEDDAFI PREPARA AEREO PER FUGA' - "Gheddafi sta facendo preparare il suo aereo privato per partire e lasciare la Libia". Lo sostiene il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi che parlando con l'ANSA cita fonti "molto, molto attendibili". Gheddafi "sta facendo caricare sull'aereo gran parte dei suoi tesori, in particolare oro. E sembrerebbe intenzionato ad andare in un paese amico in Africa".

"A seminare il terrore tra la gente a Tripoli sono le 'squadre della morte': uomini assoldati dagli stessi militari, su ordine del governo, che girano in strada con caschi e vestiti gialli. Hanno il compito di reprimere le proteste e lo fanno entrando nelle abitazioni, dove seminano il panico, picchiano gli uomini e violentano le donne", riferisce sempre il Comai.

MEDICO BENGASI, "NOI SOMMERSI DA FERITI" 
 - L'ospedale maggiore di Bengasi, seconda città della Libia, è stato "sommerso" la settimana scorsa dal numero dei feriti ricoverati, ha affermato all'agenzia Afp un medico anestesista rimpatriato ieri dal Paese. "L'afflusso dei feriti - ha detto il dottor Naceur Benarab, che ha lavorato al Bengasi American Center fino a domenica, prima di venire rimpatriato prima a Tripoli, poi in Francia - è iniziato quando gli altri ospedali erano pieni. Siamo stati sommersi". Il maggior numero di feriti "era stato preso da pallottole, o schiacciato dalle vetture dei miliziani che entravano a tutta velocità fra la folla". A Bengasi, "ho visto camionette piene di gente che brandiva fucili e asce", ha raccontato il medico. "All'inizio, i feriti erano stati presi alla testa, al torace e all'addome. Poi le pallottole hanno mostrato ferite nel basso del corpo", una maniera, secondo il dottore, di colpire gravemente senza però uccidere, per controllare il movimento di rivolta in atto: "In una società tribale come la Libia, dove regna il diritto secolare, ogni volta che ci sono dei morti, si rafforza il rango dei manifestanti".

NYT, GHEDDAFI AMMASSA TRUPPE A TRIPOLI - Migliaia di mercenari e fedelissimi armati stanno raggiungendo Tripoli nell'apparente tentativo del leader Muammar Gheddafi di assicurare la difesa della capitale libica. Lo scrive il New York Times. Il rais "ha richiamato" le forze speciali guidate dai figli, segmenti dell'esercito fedeli alla sua tribù e i loro alleati, mercenari africani addestrati in questi anni e che hanno probabilmente già combattuto in Sudan, spiega il quotidiano statunitense. La presenza di queste forze è visibile nella capitale, dicono i testimoni citati dal Nyt: "Sembra la Somalia", dozzine di posti di blocco sono stati istituiti sulle strade principali da mercenari e uomini in borghese. "Chiedono non solo i documenti, ma anche di dimostrare il proprio sostegno a Gheddafi, altrimenti sono problemi", ha raccontato un testimone.

FONTI MEDICHE, 7.000 MORTI IN COSTANTE AUMENTO  - "La cifra stimata finora dai diversi medici riguardo ai morti in Libia, a seguito delle repressioni del governo di Mummar Gheddafi, è tra i 5.000 e 7.000 morti, ma se il massacro continua si rischia di superare i 10.000 nelle prossime ore". A riferirlo all'ANSA è il presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, che è in costante contatto, da Roma, con alcuni testimoni in Libia.

LA RUSSA, MISSIONE PACE NON PRESA IN CONSIDERAZIONE - Una missione di pace in Libia "al momento non è nemmeno presa in considerazione". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rispondendo alla Telefonata di Maurizio Belpietro, durante Mattino Cinque, su Canale 5. "Di questo - ha affermato la Russa, con riferimento ad una possibile missione di pace - non abbiamo mai neanche lontanamente parlato. Non credo che sarà ipotizzata perché non credo che siamo nelle condizioni in cui le missioni di pace siano mai state attuate. Però - ha aggiunto - se la situazione si evolvesse, tutto, naturalmente, si può modificare". Tuttavia, ha ribadito, "al momento non l'abbiamo mai presa in considerazione".
GIOVANARDI: FOSSE COMUNI DI TRIPOLI? SONO UNA BUFALA - ''Le fosse comuni di Tripoli sono una bufala. In tutti i giornali di oggi in prima pagina c'e' la foto delle fosse comuni di Tripoli: la foto e' un normale cimitero libico, con tombe prescavate in cemento e una tomba, addirittura, e' gia' coperta con il nome del defunto!''. Lo ha detto il sottosegretario Carlo Giovanardi alla 'Zanzara' di Radio 24. '' Sono tombe molto curate, singole - ha continuato - e non mi possono far vedere quelle foto e dirmi che ci sono cosi' tanti morti: quelle foto sono una presa in giro perche' non giustificano i 10.000 e oltre morti: e chi lo dice? In Libia c'e' una rivoluzione in corso e se Gheddafi dovesse in qualche modo cavarsela e restare al potere dopo un mese tutti i paesi del mondo gli parlerebbero ancora''. Giovanardi conclude con l'Iran: ''E' molto peggio l' Iran della Libia: come Gheddafi ci sono altri 30,40 e forse 50 paesi''.

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