sabato 12 marzo 2011

150 ANNI UNITA’ D’ITALIA, COMELLINI (PDM): FESTA CONDIVISIBILE MA METODO ERRATO, COME AL SOLITO CI SI ACCANISCE SUI LAVORATORI

Il giorno 9 marzo scorso, il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione rispondendo ad una interrogazione alla Camera dei deputati, ha affermato che «Si tratta di un sacrificio del tutto trascurabile, limitato all'anno 2011, e giustificato da una finalità che davvero si auspica condivisa».

“A prescindere dalla dichiarazione del Ministro Brunetta che mi sembra perfettamente in linea con lo stile tipo “ventennio” costantemente utilizzato dal Governo nella concezione dei rapporti con i lavoratori e con i diritti,  e dopo aver letto il contenuto della Relazione tecnica al Ddl di conversione (A.S. n. 2569) del decreto legge 22 febbraio 2011, n. 5 pubblicata sul sito istituzionale del Ministero brunettiano, è chiaro che il Governo ha sbagliato non solo a scrivere il testo del decreto legge attualmente in esame al senato, ma ha completamente errato nella lettura delle norme che regolano la fruizione dei congedi dei dipendenti pubblici.

Infatti, occorre ricordare che l’articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54, ha stabilito che i  giorni  che cessano  di  essere  considerati  festivi agli effetti civili sono: Epifania; S. Giuseppe; Ascensione; Corpus Domini; SS. Apostoli Pietro e Paolo, e che a decorrere dal 1977 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica e quella della festa dell'Unita' nazionale hanno luogo rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre cessando di essere considerati festivi i giorni 2 giugno e 4 novembre. Per compensare la perdita di queste giornate festive con la legge 23 dicembre 1977, n. 937, si stabilì che «Ai  dipendenti  civili  e  militari delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, anche con ordinamento autonomo, esclusi gli enti pubblici economici, sono  attribuite,  in  aggiunta  ai  periodi di congedo  previsti  dalle  norme  vigenti, sei giornate complessive di riposo da fruire nel corso dell'anno solare come segue: a) due giornate in aggiunta al congedo ordinario; b) quattro giornate, a richiesta degli interessati, tenendo conto delle esigenze dei servizi. Le due giornate di cui al punto a) del precedente comma seguono la disciplina del congedo ordinario. ».

Queste le principali norme a cui dobbiamo fare riferimento  per comprendere che ad eccezione della festività SS. Apostoli Pietro e Paolo che interessa solo il comune di Roma ai sensi dell’articolo 1 del DPR 28 dicembre 1985, n. 792, le restanti 4 festività soppresse sono quelle previste dall’articolo 1, comma 1, lettera b) della citata legge  23 dicembre 1977, n. 937, mentre la festività del 4 novembre resta disciplinata dall’articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54, e quindi viene recuperata come giorno aggiuntivo al congedo ordinario (articolo 1, comma 1, lettera a) della legge 23 dicembre 1977,n. 937).

Secondo le interpretazioni delle norme citate che le pubbliche amministrazioni interessate intenderebbero applicare, nei confronti dei dipendenti civili e militari, sarebbero state emanate disposizioni volte a disporre l’obbligo per il personale di fruire di un giorno di riposo di quelli previsti dalla citata legge 937/1977, articolo 1, comma 1, lettera b), senza considerare che il tenore letterale della norma in questione afferma innegabilmente che sia esclusivamente il dipendente a poter decidere il giorno di fruizione del beneficio e che a seguito di tali disposizioni si verrebbero a creare situazioni di disparità di trattamento con coloro che nella giornata del 17 marzo si trovino a fruire di un giorno di congedo straordinario per malattia o per gravi motivi familiari, ovvero siano collocati in posizione di aspettativa per infermità, nel senso che rispetto a coloro che "festeggeranno" non vedranno ridotti i loro giorni di ferie.

Non credo che il Ministro Brunetta abbia attentamente valutato gli aspetti che ho citato e mi domando anche se e come intenderà obbligare ai festeggiamenti quei dipendenti che abbiano già utilizzato tutti e quattro i giorni di riposo c.d. “festività soppresse”.

Dubito che il Ministro potrà porre rimedio al disastro che lui e i suoi compari hanno combinato.

Come al solito saranno i lavoratori a pagarne le conseguenze perché se è vero che la ricorrenza merita la più ampia condivisione da parte di tutti, è anche vero che il metodo scelto per festeggiarla è l’ennesimo atto rivolto contro le libertà individuali e i diritti dei cittadini."

Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm)
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