martedì 11 gennaio 2011

"Repartino" psichiatrico , dieci anni di false promesse

Assessori e direttori generali non sono mai riusciti a risolvere una situazione drammatica

Perugia, 10 gennaio 2011 - Dieci anni. Con assessori e direttori generali che ogni anno promettono: "La Psichiatria a Perugia sarà riorganizzata e il ‘Repartino’ trasferito nel nuovo ospedale del Santa Maria della Misericordia".

Il primo annuncio è datato 2001, se non prima. Quando ancora l’ospedale generale si chiamava Silvestrini e si studiava a tavolino il trasferimento della Sanità in un polo unico.

Il caso esplode con fragore nel 2006. Già da tempo, in occasione dell’estate i reparti maschile e femminile vengono accorpati per carenze di personale (con tagli del 25 per cento). Dagli originari 26 posti letto si passa a 17-18 (ma l’Spdc arriva a ospitare anche venti pazienti).

Un forte grido d’allarme arriva dal Forum salute mentale dell’Umbria dove la grande assente è ancora la politica. Medici e familiari chiedono con forza maggiore attenzione al settore e snocciolano i numeri (dell’epoca): seimila pazienti in cura ai servizi psichiatrici su una popolazione di 330mila utenti (Asl2). Dal Forum esce un documento per la Governatrice che dice, tra l’altro: "Tali strutture che lavorano con un numero di posti letto che è il più basso in Italia in rapporto alla popolazione e fortemente al di sotto degli standard di legge, mostrano tutte, in modo esemplare quale attenzione viene riservata ai servizi psichiatrici ed ai loro utenti".

E già si profila, una volta di più, lo spettro di ciò che accadrà: il non trasferimento dell’Spdc: "Registriamo inoltre allarmanti segnali di disattenzione politico-amministrativa che ha che trascurato di prevedere uno spazio all’interno del polo ospedaliero unico del Silvestrini per l’Spdc".

Da allora si susseguono inchieste giornalistiche, denunce dei sindacati (la Fials è sempre in prima fila), interrogazioni (soprattutto Dottorini dell’Idv) e accanto promesse, tante promesse. Poi uno dei fatti più gravi: nel 2007 la morte al Repartino di Luca Gambini, 29 anni, di San Giustino, riaccende i riflettori su una situazione che ha superato il limite della sostenibilità. Altro giro di promese: assessori (all’epoca le competenze della sanità erano di Maurizio Rosi) e direttori dicono che prenderanno provvedimenti, che la riduzione dei posti "è temporanea". Che il "2008 sarà l’anno della riorganizzazione del trasferimento".

Ma l’orologio corre impietoso mentre i pazienti psichiatrici restano in via Enrico dal Pozzo al freddo, in una struttura fatiscente. L’accorpamento di femminile e maschile diventa realtà: il femminile al primo piano chiuso per sempre.

A ottobre scorso l’ultima promessa arriva dall’allora assessore Vincenzo Riommi: "La Asl e l’Azienda ospedaliera di Perugia stanno definendo l’accordo per la integrazione dei servizi psichiatrici per acuti che consentirà entro dicembre 2010 di trasferire il cosiddetto ‘repartino’ alla Azienda ospedaliera del capoluogo".

Siamo a gennaio 2011 e l’incubo continua. Ieri il sindaco Boccali si è detto indignato, oggi prenderà provvedimenti formali.

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