lunedì 17 gennaio 2011

Berlusconi avrebbe deciso: non si presenterà ai PM

Roma- Silvio Berlusconi non si presenterà davanti ai pm di Milano che gli hanno recapitato un invito a comparire per il prossimo fine settimana accusandolo di concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby.Sarebbe questo l'orientamento che sta maturando tra i legali del premier dopo l'incontro ad Arcore di ieri pomeriggio. Anche se la versione ufficiale di questa mattina era ancora "non abbiamo deciso", non è escluso, questa una delle ipotesi al vaglio della difesa, che venga eccepito un legittimo impedimento per il 21, il 22 e il 23 gennaio, le date indicate nella convocazione dei magistrati. In questo modo, pare di capire, si guadagnerebbe il tempo necessario per mettere a punto la strategia processuale: il fascicolo, è la tesi dei legali del Presidente del Consiglio, in primo luogo avrebbe dovuto essere trasmesso subito, o comunque entro 15 giorni dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati al Tribunale dei Ministri, senza nemmeno effettuare alcuna attività di indagine come invece è stato fatto con le perquisizioni dell'altro ieri. I legali del premier, dunque, continuano a ritenere che la competenza per i fatti oggetto delle contestazioni non sia della Procura di Milano.

Stamani, dopo gli attacchi di Berlusconi 1 e l'inizio delle manovre dei suoi legali 2 di far ricorso al legittimo
impedimento, ha parlato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara: "La Magistratura applica la legge senza partigianeria, dal 1992 ad oggi la sua azione viene ancora messa in discussione. È importante essere tutti testimoni di legalità - ha spiegato - bisogna uscire da una logica dello scontro tra politica e magistratura che non porta da nessuna parte". Secondo il presidente dell'Anm "si rischia di creare nella nostra società un blocco o un corto circuito. In politica c'è una maggioranza e un'opposizione, la magistratura invece ha solo il compito di far rispettare la legge". Poi l'avvertimento: "In Italia l'illegalità esiste, se è vero che la corruzione brucia 60 miliardi di euro all'anno, pari a 3 o 4 finanziarie".

L'ira del premier. Ieri, a 24 ore dalla notizia dell'inchiesta a Milano sul caso Ruby, Silvio Berlusconi è tornato ad accusare i magistrati di aver dato vita a un "teorema". "Questa ulteriore macchinazione giudiziaria - ha detto il Cavaliere - non riuscirà a fermarci e a distoglierci dal nostro impegno di cambiare il Paese. Anche questa volta non ce la faranno". E ancora: "Ci troviamo di fronte all'ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica. Ma questa volta è stato superato ogni limite. Il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica".
Il premier si è detto più che sicuro che, nonostante sia stato messo in moto un imponente apparato investigativo, i pm milanesi alla fine abbiano raccolto soltanto chiacchiere e conversazioni private senza alcuna rilevanza penale.

I legali di Berlusconi: non andrà dai pm. 453 e 375. Sono questi i due articoli del codice di procedura penale (il primo disciplina il rito immediato, il secondo l'invito a presentarsi) che i due legali del presidente del Consiglio, Piero Longo e Niccolò Ghedini, vogliono sfruttare per evitare che il premier compaia davanti ai pm o, quantomeno, per allungare i tempi del giudizio. In entrambi gli articoli si parla di "legittimo impedimento" e della possibilità di non presentarsi qualora ci sia un fondato motivo. Il processo rapido si ferma se l'indagato ha ragioni valide per non presentarsi davanti al pm. Ora resta da vedere quanti effettivi impegni istituzionali di Berlusconi potranno elencare gli avvocati per evitare che per settimane o mesi si confronti con i magistrati.




da L'Altra Notizia

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