domenica 16 gennaio 2011

In un fax scambiato fra due questure la verità sulla notte del fermo di Ruby

da Repubblica.it

UN FAX da questura a questura. C'è anche questo colpo di scena a scompaginare la versione ufficiale del "tutto a posto, quella notte in via Fatebenefratelli". In un documento come un fax sono segnate, lo sappiamo tutti, in maniera incontrovertibile data e ora. C'è dunque la possibilità di ricostruire l'esatta sequenza degli avvenimenti: e sono questi i passaggi cruciali che portano la procura milanese ad accusare di concussione Silvio Berlusconi e a chiedere il processo immediato.
Stiamo alle carte. Come già aveva raccontato Repubblica a suo tempo, a Milano è arrivata Karima al Marough, detta Ruby Rubacuori, scappata da varie comunità per adolescenti: bella e simpatica, cubista e ballerina da night, origini marocchine, vita spericolata. È minorenne, compirà diciott'anni il successivo primo novembre. Non è uno stinco di santo. Tanto che - su denuncia di una ballerina trentenne, Katia P., che fa parte dell'agenzia di Lele Mora - è stata fermata nel tardo pomeriggio del 27 maggio 2010 dalla volante del commissariato Monforte con l'accusa di furto. Ed è stata portata per accertamenti (attenzione: non ha i documenti) nella questura centrale, in via Fatebenefratelli.

Le procedure d'identificazione filano lente e diritte finché compare Silvio Berlusconi. Inventa - è noto - la panzana della "nipote di Mubarak" per questa ragazza che, con un abito scollatissimo sulla schiena, sta imbronciata al fotosegnalamento. E che gli arguti poliziotti 
ci credano o no, alla 


parentela altolocata, non è 
questione che riguarda il reato. Il reato si perfeziona quando Karima viene fatta frettolosamente uscire dalla questura. Berlusconi ha ottenuto quello che voleva: sembra o no un essere dotato dei super-poteri, riunendo in sé le forze della politica, dell'imprenditoria e di una ricchezza personale sconfinata? Ad inceppare però questa volta l'ingranaggio non è un granellino di sabbia: sono le norme che in Italia difendono i minorenni in difficoltà. Che sono ferree e civili. Ruby non è Patrizia D'Addario, quarantenne gentile e con registratore: Ruby è, comunque la si pensi, una "scappata di casa" diciassettenne. E perciò la procura di Milano (Ilda Boccassini, Pietro Forno, Antonio Sangermano) deve - non può, deve, questo è il punto - cominciare ad accertare i fatti sugli "adulti" che possono aver approfittato di lei.

E così, passettino dopo passettino, ecco emergere gli incredibili (ma reali) festini di Arcore, con tanto di "bunga bunga", rito da harem africano che viene rivelato per la prima volta nei secretati verbali d'interrogatorio dalla stessa Ruby (parte lesa). E mentre sulla scena irrompono anche gli avvocati del premier, con un "controdossier" sulle feste nottambule "dove non c'è nulla da nascondere", nemmeno i detective stanno con le mani in mano: ottengono informazioni su chi - ora travestita da sexi-infermiera, ora da porno-poliziotta - aveva ballato ad Arcore. E "tracciando" il telefonino di Ruby, individuano che ad Arcore lei stessa è stata molte più volte di quanto sottoscritto a verbale. Ha omesso molti dettagli sul clamoroso ponte del 25 aprile, quando dal 24 al 26, senza mai allontanarsi, la minorenne resta ad Arcore: e in quei giorni va in villa anche Vladimir Putin, amicone di Berlusconi. Berlusconi, dunque, interviene per Ruby soltanto perché, come ha detto lui stesso, "è buono di cuore"?

È su questo scenario, da tenere ben presente, che si innesta l'accusa più forte, che tiene la competenza a Milano: quel reato - concussione - in voga nei tempi di Tangentopoli, è la conseguenza logica, per i pm e non solo, della notte di maggio in questura. Perché, tra il 27 e il 28, occorreva accertare senza dubbi l'identità della minorenne Ruby-Karima. Avviene questo?
Per dire che Karima è Karima ci vuole o un documento o un testimone. A Milano, zero possibilità. Bisogna dunque rivolgersi al luogo di residenza. Ma, se guardiamo l'orologio, che cosa succede: sono le 2.30 e l'accertamento dell'identità, "funzionale all'affido" a Nicole Minetti, secondo la dottoressa Giorgia Iafrate è stato completato. Ruby si alza dalla sedia e se ne andrà con Nicole Minetti e con l'amica brasiliana Michelle Coincecao. Tutto sembra ok.

Se non fosse che il fax con la richiesta di accertamenti su Ruby, spedito dai poliziotti milanesi alla questura di Messina, porta stampigliato un orario diverso: le 2,40. Di più: il documento nella questura messinese non ce l'hanno. Bisogna procurarlo. E a che ora la volante messinese raggiunge i genitori della ragazza per chiedere se ce l'hanno loro? Soltanto alle quattro del mattino, secondo la relazione di servizio allegata agli atti del fascicolo. A quell'ora Ruby è già lontana.

Seconda questione, che emerge sempre dai tabulati telefonici richiesti e analizzati dalla Procura milanese. Quella sera da Milano qualcuno prova a mettersi in contatto con Berlusconi sin dalle 19. È Michelle Coincecao, amica e a volte coinquilina di Ruby. A sua volta, questa ragazza brasiliana è stata avvisata - curioso, ma vero - da Katia P., e cioè dalla ragazza che ha denunciato Ruby per furto. Michelle prova e prova. Chiama molte volte il premier su un suo cellulare diretto (un numero, cioè, che non è quello da cui poi, Berlusconi chiamerà il capo di gabinetto Pietro Ostuni). La sua insistenza naufraga, perché Berlusconi è a Parigi, all'Ambasciata d'Italia. E così per esporgli il "grave problema" gli manda un sms. Non solo. Questa attivissima Coincecao chiama anche il 113 (la telefonata viene registrata) e s'informa sia se la ragazza è lì in questura, sia dov'è la questura, sia quali sono le procedure che l'attendono. E subito dopo dove va? In questura, per attendere.

Tanta sollecitudine viene premiata. Finita la sua cena a Parigi, Berlusconi - c'è traccia nei tabulati - la richiama. Poco dopo - ancora i tabulati raccontano - Berlusconi chiama Nicole Minetti. E l'igienista dentale passata alla politica con il ciellino Roberto Formigoni si precipita di gran carriera in via Fatebenefratelli. Terzo passaggio importante, facendo una piccola retromarcia nel tempo. È già avvenuto un colloquio telefonico, passando attraverso il 113 tra la volante Monforte e Anna Maria Fiorillo, sostituto di turno della procura dei Minori. È stato registrato e i pm, qualche giorno fa, hanno acquisito le registrazioni. Stralcio di una di queste.

Pm Fiorillo: "Ma questa minore come si paga l'affitto?".
Poliziotto: "Dice che fa la lap-dance".
Pm Fiorillo: "Ma allora, è una sbandata! Bisogna affidarla ad una comunità!". Più chiaro di così...
Alle 23.49 qualcosa però cambia sotto i neon della questura. Da Parigi chiama il premier, che inventa a beneficio della liberazione rapida della sua ospite al "bunga bunga" la bufala, per certi versi anche geniale, dell'affinità con il presidente egiziano. È lui a chiedere ad un funzionario statale di "affidare" (parola sdrucciolevole) la ragazza al "consigliere regionale Minetti incaricata della presidenza del consiglio".

In questura battono i tacchi. Ma obbediscono, per usare una parola del giudiziariese, "indebitamente". Per due motivi, oggi più comprensibili rispetto alle prime indiscrezioni di novembre. Il primo è che Nicole Minetti afferma con chiarezza che non ospiterà lei la ragazza, ma sarà la brasiliana dal telefonino rovente a farlo. Eppure, nonostante il pm Fiorillo (come da telefonate via 113) avesse escluso questo tipo di "affido", le consegnano lo stesso la diciassettenne.

Il secondo sta nelle "norme" che proteggono chi si trova in difficoltà. Quando si affida un minore ad una persona, i genitori naturali - così è - devono dichiararsi d'accordo. Ma se - e questo lo sappiamo dal fax - la questura messinese sarà avvisata alle 2.30 e la famiglia d'origine soltanto alle quattro del mattino, chi s'è dichiarato d'accordo? C'è un terzo punto. Non è reato, ma "aiuta a capire" il contesto. Non è mai - mai - stato detto alla pm Fiorillo che era intervenuto il presidente del consiglio. Il telefono, la "sua" voce: tutto cambia quando chiama Berlusconi. E mentre nei fascicoli dei magistrati c'è la traccia dei vari i poliziotti che s'interpellano, compreso il diretto superiore della dottoressa Iafrate, notevole appare il questore: Raffaele Indolfi sparisce. Viene informato dal capo di gabinetto di quel che sta accadendo: una sola chiamata. È già tardi: dal suo telefono non parte alcuna telefonata. E non ne riceve più.

Ora veniamo all'articolo 317 del codice penale sulla concussione. È vero o no che il premier, secondo l'accusa della procura milanese, in qualità di pubblico ufficiale, "induce" i funzionari della questura ad riservare "indebitamente" un trattamento favorevole ("utilità") a Ruby? La decisione spetterà ai giudici, ma la pena è la "reclusione da quattro a dodici anni". L'"utilità" consiste nel fatto che la scombinata Ruby non viene trasferita in una comunità, cosa che lei (e forse non solo lei) teme, ma se ne va via. Anche se per poco: ci finirà lo stesso, in comunità, a Genova, dopo un breve ricovero per botte all'ospedale Fatebenefratelli. E tra le compagne si vanta: "Ma sapete chi conosco io? Sapete chi mi ha regalato una macchina? E sapete chi...?". Ora credono di saperlo anche i pm

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