giovedì 6 gennaio 2011

Afghanistan: che ci stiamo a fare?

Abbiamo celebrato l'ennesimo funerale di un giovane italiano  morto in Afghanistan con la presenza dei rappresentanzi delle istituzioni che l'hanno mandato a morire ( io al posto loro non ci sarei andato dalla vergogna).
il mefistofelico Ignazio La Russa aveva dichiarato che gli italianii  non prendono  parte ai combattimenti ma il povero Miotta è  morto proprio nel corso di ub combattimento (prima dissero che era stato colpito da un cecchino... chissà come mai).

L'impiego di militari italiani, anche solo con compiti coordinamento e di comando, in azioni di guerra  che prevedono  l'occupazione militare di un determinato territorio afghano viola palesemente l'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia  ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali"..
Le dichiarazioni del ministro della Difesa appaiono improntate a diffondere una chiara volontà del Governo italiano tesa all'occupazione militare di un territorio straniero, con l'uso delle armi e finalizzata al totale annientamento delle forze ribelli. 
Quanti sono  i militari italiani che a qualsiasi titolo hanno preso parte ad operazioni  che hanno causato, oltre che la morte dei nostri giovani, anche la morte di civili afghani?".

Qualcosa, però, sta iniziando a cambiare anche da noi. Alcuni parlamentari cominciano a rendersi conto dell'incostituzionalità della partecipazione delle nostre forze armate alla guerra in Afghanistan, e ad agire di conseguenza. E perfino dagli ambienti militari, che finora hanno taciuto su una realtà che ben conoscono, iniziano a emergere segnali di nervosismo.

Il partito dei militari contro la guerra. 

Le parole del ministro La Russa hanno suscitato reazioni critiche anche di alcuni militari, come l'ex maresciallo dell'Aeronautica militare Luca Comellini, oggi segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari (Pdm) , (vedi il sito  http://www.partitodirittimilitari.org/ )
"Nelle sue dichiarazioni pubbliche sulla missione militare italiana in Afghanistan - spiega Comellini  il ministro della Difesa, pur non usando mai la parola 'guerra', fa regolarmente ricorso a una terminologia che è prettamente bellica: 'battaglie', 'combattimenti', 'nemici eliminati', occupazione del territorio'. 
 "Per il ministro della Difesa  quello che conta non sono gli aiuti alla popolazione, come dovrebbe essere in una missione di pace, ma il numero dei nemici uccisi. Forse non si rende conto che le sue gravissime affermazione dimostrano che questa non è più una condivisibile operazione di peacekeeping, come viene raccontato agli italiani: è una guerra, un conflitto armato. 

E' ormai chiaro che la nostra missione militare in Afghanistan si pone ben oltre i limiti  votati dal Parlamento e che le nostre forze armate stanno operando in aperto contrasto con l'articolo 11 della Costituzione. 
Che quella sia ormai diventata una guerra vera, in cui si uccide e si rischia di essere uccisi se ne sono resi conto di persona i soldati italiani che in Afghanistan ci sono stati, ma che preferiscono non parlare di queste cose. Ma  assicuro - conclude Comelli - che c'è un crescente scontento per questo all'interno delle nostre forze armate".

 I militari in servizio preferiscono non parlare per non finire nei guai. Solo gli 'ex' possono dire senza timore come stanno veramente le cose. Come ha sempre fatto il generale in pensione Fabio Mini, che ha sempre parlato chiaro e continua a farlo.
"La missione Isaf a cui noi italiani partecipiamo è in contrasto con la nostra Costituzione? Secondo un'interpretazione sostanziale dell'articolo 11 la risposta è sì, perché l'Afghanistan non ci ha attaccati e non ci minaccia, quindi i nostri soldati non dovrebbero nemmeno essere lì. Se invece ci si attiene a un'interpretazione formale del testo costituzionale, dove esso parla di organismi internazionali che assicurino la pace e la giustizia fra le nazioni, allora si può trovare una giustificazione a tutto, ma così ci si addentra su un terreno molto scivoloso. Perché formalmente, sulla carta, lo scopo della missione Isaf autorizzata dalle Nazioni Unite rimane il sostegno al governo afgano. Ma di fatto la natura della missione è mutata nel tempo, diventando un'operazione di controinsurrezione, nella quale noi italiani siamo pienamente coinvolti".

In Olanda la questione della partecipazione alla guerra in Afghanistan provocò  la caduta del governo.

Per tutto quanto su esposto ritengo che almeno i partiti dell'opposizione presentino una mozione di incostituzionalità della missione italiana in Afghanistan.
NESSUNO LA VUOLE PIU'

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