martedì 4 gennaio 2011

Milanesi l’”uomo ombra” di Tremonti. Ora è sotto inchiesta a Napoli

Si chiama Marco Milanesi, pochi lo conoscono ma è il braccio destro del ministro. Nonché il beneficiario di diversi provvedimenti ad hoc che gli hanno illuminato la carriera. Ma ora è sotto inchiesta a Napoli.
Brillante, affidabile, capace di difendere le sue opinioni anche di fronte ai superiori. Chi ha conosciuto Marco Milanese quando era ufficiale della Guardia di Finanza, lo ricorda così. Se per far colpo sul comandante era necessario un taglio di capelli scolpito, il più militaresco possibile, lui non si sentiva obbligato ad andare dal barbiere. “Non era un tipo servile e questo le persone intelligenti lo apprezzavano”, raccontano.

A dispetto delle qualità che gli vengono attribuite da chi ha lavorato insieme a lui, Milanese, 51 anni, è l’uomo che oggi mette in imbarazzo Giulio Tremonti. Giovedì 23 dicembre il ministro dell’Economia è stato ascoltato a Roma come testimone dai magistrati napoletani che indagano su una truffa da decine di milioni di euro, che ha già portato a dodici arresti. E che ha coinvolto Milanese, consigliere politico e uomo di fiducia del ministro, indagato per corruzione per una serie di sontuosi regali che avrebbe ricevuto – ma che lui nega – da Paolo Viscione, 68 anni, l’avvocato accusato di aver organizzato la truffa, assieme al figlio Vincenzo, 35 anni (vedi articolo nella pagina a fianco).
Poco conosciuto al grande pubblico, Milanese è uno dei rari personaggi capaci di ritagliarsi un ruolo da protagonista al fianco di Tremonti. Secondo nella squadra del ministro solo al capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, nel giro di pochi anni ha saputo passare dai ranghi della Guardia di Finanza al parlamento, dov’è deputato dal 2008. Inanellando poi una serie di incarichi assegnati da Tremonti, alla Rai e nella nascitura Banca del Sud, ma anche alla Camera e nel Popolo della Libertà, dov’è arrivato a fare da vice coordinatore per la Campania, al fianco del discusso ex sottosegretario Nicola Cosentino, nei confronti del quale lui non ha mai fatto mancare parole di sostegno: “Esprimo incondizionata solidarietà all’amico Nicola”, disse nel settembre 2008, quando infuriavano le polemiche sulle accuse di contiguità con la malavita.
La sua personalissima miniera d’oro, però, Milanese sembra averla trovata alla Scuola di Formazione del ministero delle Finanze, dove comincia a insegnare con Tremonti ministro. Un ruolo che gli frutterà in seguito alcune critiche ma anche, proprio quando l’Università taglia a tutto spiano, di strappare per legge un titolo accademico. Le critiche arrivano dalla Corte dei Conti che, nel 2008, in un’analisi sulla gestione negli anni dal 2001 al 2006, accusa la scuola di aver assegnato troppi incarichi ai collaboratori più stretti del ministro, prestando “scarsa attenzione ai profili di incompatibilità dei docenti”, causando un’eccessiva “lievitazione dei compensi” e assegnando “obiettivi tanto indeterminati quanto improbabili”. Il titolo accademico, invece, gli giunge grazie a una legge dell’agosto 2008, che permette a lui e ad altri uomini di fiducia di Tremonti – tutti docenti alla Scuola – di acquisire il titolo di professore ordinario, che Milanese esibisce nella sua biografia.
In effetti, nelle pieghe delle normative tremontiane, qualche dettaglio utile a Milanese ogni tanto scappa. È il caso, ad esempio, del decreto Milleproroghe 2009, che concede ai docenti militari distaccati presso la Scuola che decidono di rientrare nel corpo militare di ottenere le stesse promozioni attribuite “al primo dei militari promossi che lo seguiva nel ruolo di provenienza”. Il colonnello in congedo Milanese, dunque, se volesse indossare ancora la divisa, potrebbe diventare generale, a dispetto degli anni passati sui banchi parlamentari in servizio per il Pdl. A patto che, da Napoli, non giungano cattive notizie.
Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/unombra-dietro-tremonti/2141487//0
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