giovedì 6 gennaio 2011

La gioventù senza lavoro italiana vuole sfuggire alla ‘gerontocrazia’

I giornali italiani, i blog e i social network abbondano di frustrazioni che i giovani italiani incontrano nel cercare uno stage o un lavoro decente nel proprio Paese.

Durante un recente incontro con i giovani del partito, Silvio Berlusconi ha dato loro il consiglio di cuore di non essere ossessionati dal lavoro fisso e soprattutto di guardare oltre i confini italiani. E’ stata una raccomandazione degna di nota del premier 74enne. Soprattutto proprio ora che sempre più italiani sembra stiano suonando l’allarme per la massa di giovani istruiti che lascia l’Italia e fugge all’estero in cerca di un futuro migliore.

I giornali italiani, i blog e i social network sono pieni delle frustrazioni che i giovani italiani incontrano nel cercare uno stage o un lavoro decente nel proprio Paese. Quasi il 30% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non ha lavoro. Quelli che riescono a trovare lavoro, devono farlo con rapporti di servizio temporanei e spesso sottopagati. E che dire degli italiani tra i 30 e i 34 anni? Quasi un terzo vive – spesso spinto dal bisogno – ancora dai genitori, tre volte di più che all’inizio degli anni ‘80.
La gerontocrazia
Perché? Perché in misura crescente i giovani sono diventati vittime di ciò che gli italiani chiamano ‘gerontocrazia’, l’amministrazione dei vecchi. Dal punto di vista politico ed economico tutto sembra essere messo esclusivamente al servizio degli italiani anziani, mentre l’Italia spende relativamente poco per abitazioni, disoccupazione e asili, che sono di interesse cruciale per i giovani italiani che vogliono iniziare una carriera.
In Italia – la settima economia del mondo e la quarta in Europa –  per i giovani italiani gioca oltrettutto un fattore che complica ulteriormente le cose: le famiglie d’appartenenza e le conoscenze sono più importanti per le possibilità di carriera che le capacità personali. La conseguenza: l’Italia “tradisce” le future generazioni, scrivono per esempio Tito Boeri e Vincenzo Galasso nel loro libro ‘Contro i giovani’.
Il manifesto
Si tratta della stessa lamentela che si legge in un manifesto di lotta che da qualche tempo fa furore su internet. Nel cosiddetto ‘Manifesto degli espatriati’ i giovani italiani chiamano alla raccolta di firme per ‘porre fine alla gerontocrazia che tiene l’Italia nella sua morsa’. In modo che i giovani italiani non siano più costretti ad abbandonare ‘la loro amata terra’.
Che spesso non sia una passeggiata, si può chiaramente dedurre dall’esperienza dei giovani italiani che la giornalista Claudia Cucchiarato ha raccolto nel suo libro ‘Vivo altrove’. Si tratta di storie degne di nota a proposito di emigranti italiani giovani e spaesati, come un insegnante italiana che si guadagna da vivere come cantante a Barcellona, un avvocato che vive a L’Aia, o un veterinario che ha iniziato a lavorare come cameriere a Londra.
La nostalgia di casa
Ma forse l’osservazione migliore sulla tendenza del giovane italiano verso ‘l’Italia’ è quella del 34enne Giovanni Chirichella, un manager nelle risorse umane di Milano che attualmente lavora in Texas a Houston: ‘il tuo DNA, tu stesso, quello che respiri, tutto ciò che mangi è legato alla città dove sei nato. Molti italiani in tutto il mondo in realtà soffrono di nostalgia per il resto della loro vita’, dice Chirichella nella rivista americana Time, che questa settimana dedica un ampio speciale all’esodo dei giovani italiani.
Qualcuno prova dopo una breve e buona carriera all’estero a fare comunque ritorno in Italia. Ma il successo deve essere minimo, questo e’ quanto si ricava dalle interviste nel Time, ma soprattutto dal blog ‘Giovani talenti’, del 34enne Sergio Nava, che riserva attenzione ai suoi compagni di generazione ‘in fuga’, sul canale italiano Radio 24.

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