martedì 4 gennaio 2011

Il conflitto di interessi. Il bubbone della mala-democrazia che se non estirpato rende vano qualunque diritto

Editoriale di Vincenzo Donvito
15 dicembre 2010 8:19
 
Potremmo partire dal conflitto di interessi del presidente del Consiglio dei ministri, ma crediamo che tutti sappiano tutto, tant'e' che la questione da amministrativo-giudiziaria e' divenuta solo politica, e quindi “ce la cantano e ce la suonano” -forze di governo e di opposizione- da cosi' tanto tempo che dire troppo e' solo esser minimalisti.
Questo c'e' ed e' li'! Ma ci sono i conflitti di interessi che fanno parte della nostra quotidianita', di cui sappiamo poco e quando ce ne parlano siamo un po' distratti. Quelli delle amministrazioni locali e regionali che nominano le autorita' locali di controllo e di garanzia per l'operato di aziende erogatrici di servizi di pubblica utilita'. Male per noi cittadini utenti e consumatori, bene per chi decide queste, le istituzionalizza, le difende e applica la loro politica: per loro sono foriere di vantaggi in una duplice direzione, non sempre una alternativa all'altra: soldi per gli amici dei partiti che vengono messi li' a gestirle, potere di controllo del territorio da parte di chi ha il potere di fare e decidere per gli amministrati.
Esempi ce ne sono a iosa. Ma per rendere piu' esplicito il meccanismo, valga un solo esempio, legato al territorio fiorentino e su cui siamo piu' volte intervenuti. Il servizio pubblico e' quello dell'acqua, gestito a Firenze da Publiacqua e controllato dall'autorita' idrica (Aato). Publiacqua e' una societa' per azioni in cui la maggior parte del capitale e' del Comune di Firenze e degli altri Comuni che usufruiscono del servizio idrico. L'autorita' idrica Aato e' gestita da nominati dei Comuni della zona, che quindi controllano l'operato di una propria societa'. Chiaro? In teoria i Comuni dovrebbero fare gli interessi degli amministrati, ma sembra che cosi' non sia e questa vicenda e' illuminante: Publiacqua registra utili societari che distribuisce ai propri azionisti (Comuni, etc), ma ha problemi di liquidita' a causa della propria gestione (che noi abbiamo piu' volte definito barocca), quindi chiede all'Autorita' Aato di aumentare gli importi per il deposito cauzionale dei singoli utenti, l'Aato da' il proprio consenso.Morale: i soldi Publiacqua ce li ha e li da' ai propri azionisti, che sono gli stessi Comuni che autorizzano il gestore ad aumentare i costi per l'utenza. Chi paga? Gli utenti! E per cosa? Per la gloria dei Comuni, visto che i soldi li prendono dagli utili e non li utilizzano per le carenze di Publiacqua...
Un ginepraio con un solo obiettivo: garantire il potere delle amministrazioni, perche' gli eletti nelle stesse abbiano sempre gloria e quindi meglio pilotare la propria rielezione.
Per far capire la gravita' della situazione: ve l'immaginate se l'Agcom (Autorita' di Garanzia sulle comunicazioni) avesse i propri dirigenti nominati, invece che da Parlamento e Governo, da Telecom Italia, Wind, etc? Tutti griderebbero allo scandalo... anche se lo scandalo c'e' gia' perche', per esempio, lo Stato ha poco piu' del 3% di azioni Telecom Italia e, proprio perche' Stato, con poteri di golden share...
Per chi vuole appassionarsi, seguono un po' di numeri e percentuali sulle compagini societarie, giochetti e intrecci fiorentini tra i soliti che cambiano talvolta casacca con -per l'appunto- far sempre tornare a se' gloria e denaro.

Publiacqua
Comune Firenze 21,67%,
Consiag (spa pratese di 24 Comuni) 24,94%,
Altri Comuni 12,96%,
Publiservizi (holding di diversi Comuni della zona) 0,43%,
Acque Blu Fiorentine S.p.A. 40%; cioe': Acea S.p.A. 68,99%Ondeo Italia spa (holding italiana di Gdf Suez SA, societa' francese di proprieta' dello Stato) 22,83% MPS Investment S.p.A 8%, 0,..% alcuni consorzi e cooperative di costruzione.

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